Benvenuto su questo spazio. Molti sono gli argomenti: troverai attualità, schede di giardinaggio, ricette di cucina, articoli sulla natura, parapsicologia, mitologia, favole, poesie, letteratura, la Roma del tempo che fu. Spero che trascorrerai attimi piacevoli e sereni e, se vorrai intervenire o contattarmi, ne sarò felice.
Noi creiamo il mondo che percepiamo, non perché non esiste
realtà fuori dalla nostra mente, ma perché scegliamo e modifichiamo la realtà
che vediamo in modo che si adegui alle nostre convinzioni sul mondo in cui
viviamo.
Si tratta di una funzione necessaria al nostro adattamento e
alla nostra sopravvivenza
( Gregory Bateson1904-1980
La verità era uno specchio che cadendo dal cielo si ruppe. Ciascuno
ne pese un pezzo e vedendo riflessa la propria immagine, credette di possedere
l’intera verità
Cercare "l'altra tigre", si deve perchè in noi è la salvezza dal nulla del mondo moderno
Scritto da Marista Urru
martedì 06 gennaio 2009
Cercare
"l’altra tigre", sull'onda della poesia di Borges, scrivere noi stessi o leggere pagine scritte da altri e rendersi dolorosamente conto che
davvero ha ragione Borges: in realtà quando scrivi, narri o cerchi di descrivere, hai davanti solo parole, sillabe su carta che si ripetono sino a
perdere senso perchè mai le parole rispecchiano quello che vorrebbero, e cioè la vita, il mondo, ciò che
Borges appunto nella poesia “ l’altra
tigre” simboleggia con la tigre, quella vera che sta nella foresta e non nella pagina che egli ha davanti da riempire, pagina che simboleggia appunto i limiti della conoscenza e la impossibilità di rappresentare gli accadimenti, la realtà senza aggiungere qualcosa di nuovo di personale di fuorviante.
Ne scrive ne "la rosa gialla" "...che gli alti e superbi volumi che formavano in un angolo della sala una
penombra d'oro non erano (come la sua vanità aveva sognato) uno
specchio del mondo, ma una cosa aggiunta al mondo.
Non sarà quindi la letteratura la chiave di salvezza dal nulla del mondo moderno spogliato e privato degli antichi valori senza che niente li abbia sostituiti.
Pure questa poesia di Borges mi
spinge a pensare che l'altra tigre si possa trovare, che se la nostra salvezza non è nella letteratura come con dispiacere Borges ha a più riprese affermato nel corso della vita, ciononostante la nostra salvezza è in noi, perchè la tigre vera (unicum dio-uomo) è nella nostra Mente.
Nella mente noi abbiamo formatasi nel tempo o addirittura come archetipo "l'idea" della tigre , che in certo qual modo sfuma e si deforma nel momento in cui cerchiamo di trascriverla e comunicarla, sicchè come nota Borges , è come se producessimo una terza tigre, e così via all'infinito. Ma se ammettiamo che nella nostra mente abbiamo LA TIGRE, intendendo che nella Mente è la unione dio-uomo, perchè è lì che si ricompone il dualismo materia cosciente e spirito inconscio, allora dobbiamo capire che solo con l'ausilio della Mente ognuno di noi potrà ritrovare la propria parte sconosciuta e che dalla unione infine delle due parti, verrà la salvezza dell'uomo moderno , smarrito e infelice.
In ognuno di noi in somma coesistono due
tigri: l’io consapevole e l’inconscio,
la nostra salvezza è in questo, nel ricercare in noi e trovare finalmente
quella capacità insita di unire io
cosciente ed inconscio. Forse per questa natura doppia secondo le tradizioni orientali, in Cina la tigre è
il terzo segno dell’oroscopo, che corrisponde ai gemelli; si è soliti scrivere di questo segno
che indica doppiezza in senso spregiativo, pure io credo che vista la doppiezza in questo senso tenendo conto delle tradizioni orientali, il quadro cambia e ricadiamo nel dualismo tra io conscio ed
inconscio che si uniscono in unità nell'archetipo della unione dio animale.
La favola del topo, del passero e dell'istrice prepotente
Scritto da Marista Urru
sabato 27 dicembre 2008
Viveva in un bosco un topolino simpaticissimo, chiamiamolo
Ben.
Benteneva moltissimo
alla sua casa, l’aveva ricavata sotto le radici di una grande quercia ed era
ampia e pulita, tenuta benissimo , come pochissimi topi sanno fare; era piena di ogni ben di dio, nocciole, bacche, e
pezzetti di torta rubacchiatinelle case
dei contadini poste nei pressi del bosco. Si ritenevaa ragione fortunato e pensava diessercerto il migliore degli abitanti del bosco, di sicuro avrebbe
conquistato importanza nella comunità.
Un mattino spalava neve davanti alla sua piccola reggia,
quando un passero comune, con una ala offesa, gli chiese ospitalitàper la notte in vista di una ricca nevicata ,
visto che per lui sarebbe stato difficile tornare al nido.
Il topo guardò il passero e pensò che dall’ospitarlo non
gliene sarebbe venuto nulla, né lustro, visto che si trattava di un animale
comune, né aiuti di nessun genere, visto che non aveva né padroni né padrini. E
gli rifiutòaiuto.
Poco dopo , sul fare del tramonto, si presentò un istrice:
bello ed imponente, era animale temuto per i suoi aculei e nel bosco era
rispettato, aveva amici ricchi e potenti, era amico della volpe più anziana ed
astuta, quella cui il cibo non mancava mai, sapeva bene come arraffarlo ai più
deboli del bosco quindi anche se al
momento l’istrice sembrava povero e malmesso,
pensando alle “protezioni” che poteva vantare, Ben fu felicissimo di aprirgli la porta della sua
casa e di mettere a sua disposizione parte delle sue ricche provviste.
AFORISMA: Passato e futuro , di Francesco Guicciardini
Scritto da Marista Urru
venerdì 26 dicembre 2008
Le cose passate fanno luce alle future, perché el mondo fu
sempre di una medesima sorte, e tutto quello che è e sarà è stato in altro
tempo; e le cose medesime ritornano ma sotto diversi nomi e colori; però ognuno
non le riconosce, ma solo chi è savio e le osserva e considera diligentemente.