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Marista
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Intervista di Monopolitube a Franco Parpaiola su INCENERITORE di Monopoli
Scritto da Marista Urru
martedì 02 marzo 2010
Ecoballe. Tutto dipende da cosa c'è dentro. La parola all'esperto quindi.
In seguito alla pubblicazione su questo sito della Mail di Franco Parpaiola riguardo
la sua esperienza con gli inceneritori e con quello di Monopoli in
particolare, in molti avete scritto e chiesto maggiori chiarimenti, in
particolar modo, come si può ben capire, si sono allertati i
cittadini di Monopoli, ne è derivata questa interessantissima
intervista che riprendo da "Monopoli Tube La voce del Paese" , dove potrete leggere anche i
commenti dei cittadini di Monopoli.
La ho riportata per il suo indubbio interesse visto che l'argomento è di carattere
generale, ii ciclo dei rifiuti riguarda tutti noi e Parpaiola è molto chiaro: dobbiamo
controllare noi cittadini, fare a fidarsi è da matti, ne va della salute nostra e dei nostri figli.
Inedite rivelazioni di Franco Parpaiola, conduttore della caldaia Ital Green
Qualche
settimana fa, con due nostri articoli, avevamo introdotto la questione
della centrale a biomasse della Ital Green Energy srl a Monopoli. Quali
i rischi per la popolazione? Quale la verità?
Abbiamo deciso di vederci chiaro, avviando un'inchiesta, che è ancora in corso.
Nel corso
dell'inchiesta abbiamo conosciuto Franco Parpaiola, un italiano
emigrato in Germania, che all'epoca collaudò la caldaia della nuova
centrale a biomasse di Monopoli. Abbiamo deciso di intervistarlo. Le
sue rivelazioni, in molti aspetti sconcertanti, introducono nuovi
interrogativi che potranno costituire spunto di riflessione per
l'analisi di un problema mai affrontato dalla stampa locale e nazionale.
Nonostante
l'intervista sia lunga, abbiamo ritenuto opportuno non tagliare nulla.
Di seguito l'intervista. Seguiranno altri articoli di approfondimento e
di analisi dell'intervista.
Dottor
Franco Parpaiola può presentarsi ai nostri lettori e parlarci della sua
esperienza in merito all'impianto di centrali a biomasse?
"Buongiorno
Monopoli, non sono un dottore bensì un marittimo, ora pensionato, un ex
direttore di macchina della Marina Mercantile Tedesca, friulano di
nascita, emigrato in Germania nel 1958 dove feci anche i miei studi
tecnico-navali con i soldi ricavati sgozzando arringhe nel Mare del
Nord e merluzzi oltre il Circolo Polare Artico tra la Groenlandia ed il
Labrador.
Vivo in Germania a Brema ed ho 70 anni suonati.
In linea
di massima devo dire che tutti gli impianti di centrali a biomasse, se
costruiti secondo i dovuti criteri tecnici, sono poco inquinanti.
A ragion
veduta tengo anche a precisare che "il non inquinamento" di un
qualsiasi impianto inizia sempre nel sacchetto di rifiuti di casa
nostra e precisamente con la raccolta differenziata. E' proprio dentro
quei sacchetti che comincia il "non inquinamento" di una centrale a
biomasse.
Le
centrali a biomasse esistono in tutte le grandi città (in talune
metropoli ne troviamo anche più d'una) e il loro tasso d'inquinamento
ambientale è pressoché nullo.
Di centrali del genere ne misi in funzione diverse, anche in Germania."
Nei suoi interventi in merito alla centrale a biomasse della Ital Green Energy sita in Monopoli afferma che "...i
tecnici della Siemens con l'impianto di Monopoli si sono comportati in
modo barbaro e disumano, senza alcun ritegno e rispetto per niente e
per nessuno, questa io non l'ho perdonata". Cosa intendeva dire con questa affermazione?
Secondo
le mie esperienze maturate durante un'intera vita lavorativa nel campo
della tecnica meccanica di grandi impianti sia mobili (navi) sia
stabili (come le centrali a biomasse) ed avendo anche operato con
tecnici di tutto il mondo, anche nelle ricerche petrolifere, nel Mare
del Nord, Golfo del Messico, nonché in Nigeria, posso tranquillamente
affermare che, in base a queste mie esperienze, i tecnici tedeschi sono
tra i più preparati del mondo e specialmente quelli provenienti da
grandi aziende internazionali come la Siemens.
Questo
non lo riscontrai invece nel personale Siemens inviato alla centrale a
biomasse della Ital Green Energy di Monopoli. Incontrai purtroppo in
prevalenza una banda di mezzi principianti dai capelli bianchi, più
dedita al largo consumo della birra, che alla giusta costruzione della
centrale.
Questi
signori lasciavano discrezionalità in merito ai lavori di costruzione
dell'impianto stesso agli operai delle ditte subappaltatrici; tutti
capaci e provetti specialisti, ma non tecnicamente preparati a prendere
decisioni di logistica di costruzione per quel tipo di impianti.
Ciò
portò, nel caso della Ital Green Energy di Monopoli, alla costruzione
di un impianto menomato e nato male in partenza. Durante il mio periodo
di messa in funzione dovetti scaricare qualche centinaio di tonnellate
d'acqua per via dell'alta contaminazione dovuta a sostanze chimiche non
tossiche, ma nocive alla parte acqua/vapore della caldaia e alla
turbina del gruppo elettrogeno dell'impianto. Trovai diversi sacchi di
juta contenenti materiale assorbente per l'assorbimento dell'umidità in
spazzi ferrosi chiusi, come il degassatore dell'acqua, e dopo ulteriori
ricerche, mattoni, ghiaia, sabbia, tavoloni da impalcatura e mozziconi
di elettrodi da saldature il cui rivestimento si era sciolto nell'acqua
della caldaia, e addirittura un'intera impalcatura con tanto di
cavalletti in una cisterna adibita a raccolta dell'acqua della caldaia
stessa.
Questo modo di lavorare è a dir poco criminale ed alquanto pericoloso per il buon funzionamento di tutto il sistema.
Buon per
il personale Siemens poi che "i miei ragazzi" di allora non capivano il
tedesco. Fu dopo la sfuriata che feci loro, chiedendo che si
riferissero al personale della Casa Olearia Italiana con più rispetto
ed educazione, che le cose cambiarono in meglio.
Cosa il
personale Siemens diceva del "personale con il colletto bianco" non mi
interessava affatto, anche perchè il tedesco che era in me la pensava
come loro.
E' molto critico nei confronti dei dirigenti tecnici della Ital Green Energy srl. Perché?
Lo sono
perché a mio avviso erano all'epoca una banda di incompetenti con il
colletto bianco avventuratisi in un campo a loro del tutto sconosciuto
senza mettere un "cane da guardia" vicino ai tecnici Siemens.
I tecnici
della Siemens, non appena si accorsero di aver a che fare con una banda
di principianti, "Greehorns", li presero per i capelli e li
trascinarono dall'altra parte della scrivania. Il risultato di tutto
questo è lo sgorbio tecnico che si può ammirare in via Baione 46,
nella zona industriale della vostra bella città.
Da tutto
questo, già nel 2005, scaturì un manoscritto in tedesco che intendo
pubblicare. In modo quasi cronologico descrivo in prima persona non
solo i guai e i danni fatti dai "tecnici" Siemens all'impianto ma anche
l'alto grado d'incompetenza dei dirigenti Ital Green, diretti
responsabili dell'impianto stesso.
La
realizzazione dell'impianto non è stata assoggettata ad alcuna
procedura di V.I.A. (valutazione d'impatto ambientale). Secondo lei fu
una giusta decisione? Questo tipo di centrali comporta rischi per la
salute dei cittadini?
La valutazione d'impatto ambientale è una lama a doppio taglio.
Se con
questa si intende intralciare l'industrializzazione di intere regioni,
estremamente bisognose di posti di lavoro, per non deturpare il
paesaggio, è un problema.
Sono
convinto che questi problemi vanno risolti sobriamente in loco,
valutandone i vantaggi per la regione e gli svantaggi per l'ambiente.
Il
tecnico in me dice che a suo tempo fu sbagliato impedire ad Ital Green
Energy di costruire un bruciatore di rifiuti domestici poiché quel
bruciatore avrebbe potuto benissimo smaltire tutti i rifiuti urbani del
napoletano.
Alla
seconda parte della vostra domanda credo di aver già risposto in
partenza dicendo che il buon funzionamento di un impianto e il suo
impatto sull'ambiente, ma soprattutto con la salute dei cittadini
stessi, parte sempre dal sacchetto di rifiuti di casa nostra, inteso
come raccolta differenziata ed intelligente.
Lei
afferma che : "a quel tempo non esistevano dei dati di emissione perchè
ancora non avevano deciso dove piazzare la centralina di prelievo;
tuttavia avevano ugualmente l'autorizzazione a procedere, anche senza
saper cosa immettevano nell'atmosfera". Può spiegarci meglio?
"Vede, in
questo campo, durante le operazioni di prova, i conduttori della
caldaia ed altri aggregati, come da accordi stabiliti nei contratti di
joint venture tra le ditte costruttrici ed i vari fornitori, per motivi
assicurativi costituiscono ditta a sé. In pratica lavorano in proprio e
sono assicurati privatamente nel caso di eventuali errori umani per un
massimale di 1,5 milioni di euro. Difatti se qualcosa va male il
conduttore della caldaia si trova con un piede nel cantiere e con
l'altro in galera o, dipende dall'entità e gravità di un eventuale
incidente, al cimitero.
Come si
può facilmente comprendere, in questi casi, fino ad avvenuta consegna
dell'impianto, la responsabilità giuridica è tutta dell'operatore
della caldaia; non della Siemens, quale responsabile dell'impianto, e
neppure della Wehrle, quale fornitrice della caldaia.
Quando,
prima di accendere la caldaia chiesi alla Siemens del perchè l'impianto
non aveva una centralina di prelievo e analisi dei fumi di scarico mi
risposero in coro che in Italia non era previsto nessun controllo
durante la fase di prova e collaudo dell'impianto. Questo mi fu giurato
e spergiurato anche dal "manager" tecnico dell'Ital Green Energy stesso
che, come fu riferito in seguito da più parti, sembra sia un provetto
perito agrario. La mia convinzione "formato tedesco" che in Italia
tutto è possibile mi spinse a creder loro e così accesi la dannata
caldaia.
Tre mesi
dopo, accortomi che in fondo stavo combattendo contro il dinosauro
Siemens e contro l'incompetenza dei dirigenti operativi Ital Green
Energy, constatata la precarietà dell'impianto gettai la spugna e, dopo
aver incrementato il consumo della birra al bar La Nave, alla Pizzeria
del Gallo Nero, da Marino e la sua cara signora Giovanna al Bar Roma
nonché al KiKi, me ne ritornai al paesello, qui a Brema.
I
cittadini monopolitani si lamentano per i cattivi odori che pervadono
la città durante alcune lavorazioni della centrale. A cosa è dovuto
secondo lei? Cosa brucia in città?
I
cittadini di Monopoli hanno tutte le ragioni di questo mondo per farlo.
I cattivi e nauseabondi odori provengono in gran parte dalla sansa
usata durante la stagione delle olive per alimentare la fornace della
caldaia. Se si sente anche puzza di olio bruciato e di patate o pesce
fritto, questo con tutta probabilità viene dai motori diesel che
bruciano biodiesel. State attenti che quasi certamente vi stanno
bruciando anche l'olio per fare il ragù delle orecchiette domenicali.
A mio
avviso i veri guai per Monopoli e dintorni incominciano dopo la
stagione delle olive, ovvero quando la sansa è finita. Se mi ricordo
bene, la fornace dell'impianto di Monopoli richiede un'ottantina di
tonnellate di biomasse al dì (qui potrei anche sbagliare confondendomi
con il consumo di altri impianti, ma non di molto).
Tutto
questo materiale non piove dal cielo e pertanto deve essere reperito
sul mercato. Per darvi un idea di cosa può consumare un impianto a
biomasse vi racconterò un aneddoto molto significativo.
Un giorno
in Baviera lasciai le briglie sciolte e feci andare al massimo
l'impianto che stavo conducendo. Dopo 18 ore di servizio ininterrotto
al 100% dovetti rallentare perchè non solo avevo quasi svuotato il
bunker della biomassa ma anche gli autotreni facevano fatica a
rifornirci adeguatamente.
L'indomani
mi dissero che in 18 ore avevo consumato il 75 % dell'intera produzione
giornaliera bavarese di biomassa per bruciatori.
Avete capito cosa intendo dirvi?
Chiamiamola
pure la "guerra dei rifiuti". Pensate per un momento all'oro di Napoli
e quanto è costato al Bel Paese quella farsa. L'impianto di Monopoli
avrebbe potuto benissimo smaltire il tutto, senza sé e senza ma.
Intendo questo tipo di guerra.
Bene,
dato che non credo che il biocombustibile per la caldaia di Monopoli
piovi da cielo, penso che dovreste investigare sulla provenienza, ma
sopratutto sulla qualità e sicurezza ambientale e umana delle biomasse
e controllare che non ci siano combustibili contenenti amianto, ad
esempio.
Sin dai
primi giorni della mia presenza presso l'impianto dell' Ital Green
Energy, conoscendo cosa si cela dietro la raccolta di biomasse, chiesi
al "manager" tecnico che tipo di combustibile pensava di usare e dove
intendeva trovarlo.
Mi sentii
rispondere che, a parte la sansa durante la stagione delle olive e dato
che in Puglia e dintorni il mercato delle biomasse era irrisorio,
intendeva far venire via mare tutto il combustibile necessario,
probabilmente dalle foreste subtropicali brasiliane.
Quel
giorno definii un pazzo quello scellerato perito agrario, trasformatosi
da agricoltore specializzato a manager tecnico di un
termovalorizzatore, in una metamorfosi che può verificarsi solo in
Italia.
State
attenti, quella biomassa conterrà senz'altro insetti nocivi
all'agricoltura locale che porterebbero danni irreparabili e
costosissimi a tutto il bacino del Mare Nostrum e non solo al tavoliere
delle Puglie.
Gli insetti si posso sterminare a bordo fumigando debitamente il carico ma le larve no!
Cosa
intende quando afferma che : "La criminalità in questo campo è tremenda
e non si accorgono che si stanno ammazzando da soli, e con loro noi e
tutto il pianeta, basta far soldi"?
Oltre a
quanto riferito, per criminalità intendo la sfrenata corsa al guadagno
momentaneo, senza badare alle conseguenze e l'impatto sull'ambiente ma
soprattutto alla salute della popolazione, non solo a quella già nata,
ma soprattutto a quella ancora da venire.
Lo ripeto
un'altra volta. Il bruciatore di Monopoli non trova biomasse a
sufficienza per essere operativo a 360° tutto l'anno, 24h al giorno.
Il costo
dei due bruciatori a gas della potenza di 5 MW con i quali l'impianto
potrebbe funzionare proibisce di per se l'uso del gas metano come
combustibile a lungo termine.
E' vostro
dovere controllare la provenienza del combustibile e state molto
attenti all'amianto e ad alte sostanze nocive poiché vi è il rischio di
morire di tumore.
Vorrei
concludere con un cordiale saluto ai "miei" ragazzi di allora,
augurando loro ogni bene. Spero veramente che qualcuno di loro abbia
imparato l'inglese, aprendosi così nel campo della conduzione di grandi
impianti altri lidi e possibilità di lavoro e di carriera.
Non è da
tutti partire da zero ed assumersi la responsabilità di un impianto in
linea di prova e collaudo, come un termovalorizzatore. Loro hanno
dimostrato di avere la stoffa per poterlo fare.