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Scritto da Marista Urru   
lunedì 21 giugno 2010



Komarno sul Danubio il ponte

Vi racconto di quando pensarono io fossi un pericoloso Agente Segreto .
Quanto sciocca e a volte ridicola può essere l’imbecillità collettiva di certe persone del mio Paese cancellato e dimenticato perchè trasformato in una Città cinica e bigotta, mi si evidenziò per l’ennesima volta un mattino in cui come al solito mi incontrai con la Banda del Tocai, nella nostra Osteria preferita, “Sot il Piul”. L’Osteria, che veramente vantava del buon vino, non solo era diventata il punto di partenza delle nostre scorribande mattutine in giro pel Paese, come già raccontato, ma era da sempre anche il nostro punto d’arrivo prima di andarcene a casa a sorbirci, visto che come al solito avevamo saltata l’ora il pranzo, le quotidiane scenate e i rimproveri da parte delle nostre rispettive madri o mogli.

» Di te si va dicendo che sei un Agente della CIA, trasferito in Iugoslavia «, mi salutò uno dei miei amici quel mattino.

»Io invece dai soliti ben informati, ho sentito dire  che Franco è un Mercenario al soldo degli albanesi «, gli  fece eco un altro.

»Buon per me che ancora non conoscete la Storia della Motonave El Castillo,  quella che avrei dovuto riparare e riallestire a Creta «, pensai, sorridendo sornione.

»Tu Franco, da quando c’è la Guerra in Iugoslavia, nonostante  tutte le dicerie sul tuo conto che circolano in Paese, prendi   tranquillamente il treno per Udine e da lì, quello per Vienna, a Vienna poi, alla Stazione Centrale ti attende un Taxi dalla Slovacchia e sparisci con lui nel traffico cittadino, capisci bene che  questo non fa che alimentare la fantasia degli idioti,   non ti meravigliare se  poi di te si dicono le cose più strambe e disparate «, mi spiegò il terzo della combriccola, mentre il nostro amico Oste ci metteva quattro bei Bicchieri di Tocai nostrano davanti al Banco.

»E il tuo Bicchiere dov’è « chiesi quando vidi che ne aveva versati solo quattro.

»Oggi no, mia moglie è incazzata nera e non vede l’ora che tu te ne ritorni in Mare «, mi rispose quello di rimando ridendo.

»Strano, mia madre questa mattina mi ha detto esattamente la stessa cosa «, commentai ridendo anch’io.

»Difatti anche mia moglie va su tutte le furie non appena sente che sei in Paese «, gli fece eco un altro.

»Le nostre rispettive madri son compagne di Scuola, e lavoravano tutte assieme  da giovani  nel Tabacco, il resto te lo puoi benissimo immaginare «, spiegò il mio compagno di banco delle elementari.

»Le donne sanno veramente essere delle vere rompi balle, « sentenziò il nostro professore.

 

Io ero in realtà alquanto incuriosito  da quello che mi avevano riferito, finalmente chiesi : »Chi vi ha raccontato la Storia del Taxi,  che,  state pur sicuri, anche tra un paio di giorni verrà un'altra volta a prendermi alla Stazione Centrale di Vienna «? Chiesi .

»Uno del Paese ti ha visto a Vienna e, interessatissimo,  ti ha seguito fuori dalla Stazione  ti ha quindi visto  salire su di un Taxi slovacco e partire, di più non ha saputo dire «

 

A questo punto ero davvero incazzato: »Chi è quell’ imbecille che mi conosce e che invece di salutarmi,  mi segue di nascosto, ma si può sapere chi è ?  » si può essere più insulsi di così? Uno mi riconosce all’estero, e di  conseguenza mi segue di nascosto per vedere dove vado , per di più  riferisce in Paese con fare cospirativo, quello che faccio, facendomi apparire  come se fossi delinquente, chi è  insomma quello ***? « Chiesi di nuovo.

»Non lo conosci di sicuro, quello è nuovo in Paese e fa il rappresentante di alimentari italiani all’estero, di lui si sa poco e niente, sembra che sia stato un Maresciallo di qualche cosa nella Bassa Friulana, ora è in pensione e lavora per arrotondare la pensione, di più non sappiamo « mi informò sollecito  l’oste.

»Sicuramente lavora in nero «, sentenziò il professore che avrebbe volentieri mandato all’inferno tutto ciò che ha  a che fare e vedere con le Forze Armate e lo Stato.

Replicai scuotendo la testa: »Va ben, che vada all’inferno! Se si fosse fatto riconoscere  avremmo potuto magari bere un Caffè, e se ci teneva tanto gli avrei anche spiegato cosa facevo e dove andavo «

Così, quel mattino in poche parole spiegai ai miei amici, cosa facevo in Slovacchia nel Cantiere Navale della SLK e perche facevo venire a Vienna un Taxi dal Cantiere piuttosto che prendere il treno almeno fino a Bratislava.

I miei amici ascoltarono con attenzione quello che spiegavo, ma dall’espressione dei loro visi capivo che stentavano a credermi .

Questo comunque non era  un mio problema, mi doleva solo  un poco constatare che nemmeno loro erano stati risparmiati dal morbo delle dicerie di contrada, male  che assale e infetta in modo più o meno grave le menti umane, limitandone le capacita analitiche e gli orizzonti.

Lo stesso scetticismo lo avevo già visto  sui  visi  dei miei amici quando, anni prima,  lavoravo nel Mare del Nord per una Compagnia Americana che gestiva dei Rimorchiatori d’altura per il traino delle chiatte posa - tubi sul fondo marino,  Compagnia che era adibita anche allo spostamento continuo delle ancore grazie alle  quali le chiatte stesse si reggevano  in posizione arrancandosi in  avanti quando necessario.

 

In realtà i miei amici  erano abituati non solo   a far domande di assunzione in ogni campo, ma anche   a chiedere il permesso su Carta da Bollo persino per  andare al cesso,  quindi non volevano proprio credere che all’estero fosse possibile essere assunti in base alle proprie capacità tecniche e non in seguito alle raccomandazioni altrui.

 Quando poi vennero a sapere che con la stessa Società Americana ero finito prima in Alaska, poi successivamente  nel Golfo del Mexico, in quello Persico e in Nigeria,  le dicerie in Paese non sembrarono più placarsi.

Secondo il loro ottuso e ristretto modo di vedere, dovevo essere per forza un Agente della CIA,   e comunque  dovevo  per forza di cose essere invischiato in qualche cosa di poco chiaro, altrimenti  come avrei potuto girare così sovente da una parte all’altra del Pianeta come se si trattasse di andare a fare una passeggiata,  e per di più lavorare in posizione di comando  con degli americani, pure essendo un  semplice emigrante , quando  nel paese che non c’è più e nella città che lo ha sostituito,  solo per entrare alla Saipem a pulire i cessi ci voleva come minimo uno straccio di Diploma di Perito industriale e forti raccomandazioni?

 

Visto che quello che io andavo raccontando era per forza di cose   al di fuori della portata, della capacità di comprendonio  del loro cervello,  ne discendeva  che  non poteva essere vero.

 E per arrivare ai fatti di cui scrivevo ,  al mistero del Taxi, è  presto detto:  qualche mese prima ,un bel mattino di primavera, a Casa dei miei, squillò il telefono, e con mia sorpresa mi trovai a parlare con il mio Capo del Personale Navigante in Germania.

»Mettiti per favore in un Taxi, va a Venezia, dalla KLM , dove troverai un biglietto a tuo nome per Amsterdam e poi Miami in Florida, là abbiamo un Nave fermata dalla Guardia Costiera perché un paio di mesi fa non ci rendemmo conto che la Patente del Capomacchina non è ancora stata ratificataKomarno dove già ti aspettano. dal Ministero dei Trasporti, al giovane manca ancora una settimana di Navigazione per finire l’anno. In sette giorni sei di nuovo a casa e vai diritto a

Pensa un po’ quanto possono essere *** gli americani,  sono tre mesi che il ragazzo fa la spola con la Nave tra Puerto Rico e Miami e quelli ora solo  fan casino,  quindi se domani la nave non parte, noi  rischiamo di perdere il Contratto. Il tuo volo è a mezzogiorno, Franco, me lo fai questo piacere, sei l’unico libero in giro, ci vai «?

Certo che ci andai, eccome che ci andai, quella era un’emergenza, il mio  unico problema  era quello di trovare un Taxi che mi portasse subito all’Aeroporto di Venezia.

Difatti nella Città sorta da un Paese scomparso non esisteva nemmeno un servizio di Taxi vero e proprio, c’era una macchina sola che dalla Stazione portava eventuali Passeggeri scesi dai Treni locali ai vari Paesetti del Comune,  cercando di caricarne il più possibile, come in una specie di corriera, per poi seminarli alle loro varie destinazioni, ma non esisteva  un servizio vero e proprio con più vetture pronte a partire ad ogni istante e chiamata.

Di conseguenza  quando telefonai al tassista, quello mi rispose che non aveva tempo.

Oltretutto a quell’ora poi di Treni interregionali da Udine a Venezia non ce n’erano, difatti come si può pretendere che alle nove del mattino ci siano treni che si fermano a Quadruvium , una Città nata da un Paese scomparso?

Nemmeno quella scema di mia cognata se la sentiva di portarmi in Aeroporto, mica l’avrebbe fatto per niente quella dannata ***,  viziata dai suoi fino alla scempiaggine, io , trattandosi di una urgenza di lavoro, l’avrei  naturalmente pagata come un Taxi normale e si sarebbe fatta 150 mila Lire, ma, come giustamente si dice:  uno si può scegliere gli amici e mai il fottuto parentame.

Per quel che mi riguarda a parte un paio di cugini lontani dal Friuli e sparsi in giro per l’Italia, tutti  gli altri possono andare all’inferno  quando  e come preferiscono.

Ad ogni modo, per mia fortuna  mi ricordai di un tizio che a volte faceva un poco da taxi , lo chiamai e quello venne subito a casa a prendermi.

Una settimana dopo ero di nuovo in Paese, ma  trascorsi   due giorni, un bel mercoledì, partii in Treno alla volta delle mie due Navi che stavano nascendo nel Cantiere Navale della SLK a Komarno.Questa semplice realtà  era troppo lineare e  non piacque ai novelli  cittadini, provincialotti maldicenti : »Non è possibile, quello ci prende tutti per fessi e per il ***, invece, vista la brutta piega che le cose stanno prendendo in Iugoslavia, di sicuro lo hanno richiamato alla Centrale per dargli nuove istruzioni, altro che Patenti Marittime non valide,  cominciarono a mormore i soliti ***  di sempre.

 

Che diavolo avrei dovuto dire in simili frangenti?

Niente,  e non dissi niente, se li avessi smentiti non ci avrebbero creduto, per cui  rassegnato me ne  stetti zitto dilettandomi  ad ascoltare ciò che la Gente  andava spargendo alle mie spalle e che i miei amici poi, giulivi e contenti , prontamente mi riferivano.

Dovetti spiegare bene ai miei, per non farli stare in pensiero, cosa facevo, per questo   feci loro vedere diverse foto chiaramente datate che mi riprendevano nel Cantiere e a bordo delle Navi in Costruzione.

 

Fu proprio grazie alle stupide cattiverie che i bravi bigotti cittadini novelli dicevano in giro sul mio conto che le brave e pie Donne della Città si accorsero di me.

Ad un tratto mi resi conto che per loro ero diventato, anche se calvo ,  avanti negli anni e con la pancetta, un uomo con un  non so che di libidinosamente selvaggio, di una rozza e divina sublimità sessuale, uno che esprimeva una bestiale,  barbara e felina brama sessuale, quasi avessi un che  di animalesco e rapace, un uomo   libero come il vento. Caspita! Tutto questo a cinquant’ anni suonati. Davvero , dopo i racconti fantasiosi su di me   che venivano diffusi per la città , avrei potuto, se avessi voluto,  passarmele quasi tutte quelle Madri di Famiglia Cristiana e Mogli esemplari,  tutte assidue frequentatrici con tanto di pudico velo sulla testa, come tante Maria Maddalena,  della Grande Messa Pontificale domenicale e del Vespro pomeridiano nel Duomo, nonché dei rosari e novene religiose varie.

Ma come può un Marittimo di forte e sana corporazione fisica e mentale   impegolarsi con delle Donne i cui Mariti se la passano dietro i cespugli della Strada Napoleonica con le puttane africane e slave o con  i viados brasiliani,  senza sdegnare nemmeno i sentieri di Campagna lungo la riva del Tagliamento?  Ma davvero scherziamo? Non avevo alcuna intenzione di  prendere la peste addosso, no!

L’episodio migliore  fu quello cui assistetti di persona un paio di giorni dopo.

Una mattina  ero alla Stazione,  stavo per prendere il treno per Udine e da li,  avrei preso quello per Vienna.

Quel giorno  la Stazione era sotto sorveglianza di una pattuglia dei Carabinieri:  pensate che erano in pieno assetto di Guerra, c’era  persino un Maresciallo con tanto di elmetto in testa e un paio di subalterni armati fino ai  denti che guardinghi scrutavano il prossimo  intorno.

Fu allora che sentii chiaramente uno dei carabinieri dire:

»Eccolo lì che torna in Iugoslavia signor Maresciallo, perche non lo arresta? «.

»Non esiste nessun mandato di cattura contro di lui, se ci fosse lo farei, così non  posso far niente «, Rispose il signor Maresciallo con l’elmetto in Testa.

Ero assai divertito e passando accanto a loro con la mia borsa appesa ad una spalla li salutai sorridendo e mi preparai a salire sul Treno in arrivo.

Pochi minuti dopo, mentre il Paese scomparso sprofondava nel mio passato assieme alla Città bigotta con tanto di Duomo, mi ritrovai con il pensiero di nuovo sulle mie Navi al Cantiere Navale della SLK a Komarno in Slovacchia, sulla Riva destra del Danubio e la Città bigotta e cinica, cessò, per un po’ di tempo almeno, di esistere.

 

Continua.

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