La Capitaneria di Porto a
Plymouth aveva assegnato alla Condor un posto alla banchina del Porto
Franco, dirimpetto al Porto della Royal Navy, la banchina era
tranquilla e commercialmente già da anni in disuso. Uno dei Porti più antichi
e Storici dell’Inghilterra era diventato quasi un Museo, come
d’altra parte lo era quasi tutta l’antica Città e L’Inghilterra
intera.
Plymouth era praticamente tenuto in
Vita dalla Marina Militare, e con l’andare degli anni aveva perso
quasi completamente anche quel poco di importanza commerciale che
aveva acquisito subito dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Verso la fine di quel
Novembre in tutta l’Inghilterra vigeva un alto stato di allerta
terroristico
correvano voci insistenti
di prossimi attacchi dell’Ira contro Strutture Navali Inglesi e il
Porto di Plymouth era una di quelle strutture militari della Royal
Navy.
Quel giorno poi il
canale della Manica, come tutto il Golfo
della Biscaia e mezzo Nordatlantico, era in balia di uno di quegli
Uragani dal Nordest Atlantico che normalmente lasciano dietro a se
solo una scia di terrore e di distruzione, e spesso di morte.
Nella Baia, all’ancora e
al riparo dal mare in tempesta, c’erano diverse navi, quella
mattina, però il traffico di Motovedette era molto intenso, più
intenso del solito, e tutte si erano messe attorno ad una nave che,
ancorata a circa mezzo miglio da noi, aveva in un modo o nell’altro
attirato l’attenzione della Guardia Costiera e della Polizia.
Lo stesso giorno il nostro Agente
Portuale, quando venne a bordo come al solito, ci portò un
quotidiano locale e ci spiego la ragione di tutto quel trambusto
mattutino.
La nave in questione era
una nave Tedesca che si era messa alla fonda nella baia, appunto per
le estreme condizioni atmosferiche e la pessima condizione del mare;
era carica e in viaggio alla volta di Beirut, trasportava pezzi di
ricambio, tanti che aveva pure del carico in coperta, il tutto ben
assicurato e ben coperto da teli incerati.
Il guaio fu che durante la
notte, il vento aveva lacerato i teli incerati e cosi, allo spuntar
del giorno la Guardia Costiera si vide una nave ancorata in mezzo la
Baia di Plymouth con un bel Cannone Anticarro in Coperta puntato
conto il Porto della Royal Navy.
Gli Inglesi non avvezzi a scherzi del
genere, mentre l’equipaggio della nave dormiva beato, li
abbordarono e svegliarono tutti in malo modo.
L’equivoco fu subito
chiarito, il Cannone anticarro era stato certificato inservibile e
senza percussore, i documenti di bordo poi assicuravano che
l’abominevole pezzo era stato acquistato da un Generale Arabo in
Pensione che lo voleva mettere nel suo giardino davanti a casa sua in
Giordania.
Anni dopo, per puro caso
venni a sapere che gli accessori necessari per rimettere in funzione
il grande schioppo erano nascosti tra i pezzi di ricambio in una
delle casse in fondo alla stiva, impossibile da raggiungere prima di
non avere scaricato tutta la nave.
Quel giorno la vigilanza
era stata raddoppiata, e le Motovedette della Guardai Costiera e
della Polizia Portuale si davano il cambio in continui giri di
ispezione nella baia spazzata e martoriata dal vento che soffiava,
senza dar segni di tregua, già dal giorno precedente costante sugli
100 km orari, tanto che verso mezzogiorno la Capitaneria si era vista
costretta per ragioni di sicurezza a chiudere il Porto.
Avrebbero potuto benissimo
farne a meno tanto, di Mercantili in Partenza o in Arrivo non ce
n’erano proprio, c’eravamo solo noi con una nave in avaria perche
un dannato fabbro di Paese mi aveva scassato, mentre mi trovavo in
Ferie a Rotterdam, il motore principale, e le quattro o cinque navi
all’ancora nella Baia, manco se lo sognavano di uscire con un mare
ancora in burrasca.
Solo a sera tardi il vento
si calmò lasciando un mare talmente scombussolato e mosso che le
navi in rada decisero di rimanere ancora una notte all’ancora e
riprendere il loro viaggio l’indomani mattina.
Anche se il Porto era in
allerta, sembrava che dormisse, solo dalla parte dove si trovava la
Royal Navy quella sera, dopo il calar del sole, si accesero più
riflettori del solito.
Quelle spade di luce
fendevano l’oscurità mettendone a nudo i suoi angoli più bui e
nascosti, e niente e nessuno poteva
sfuggire al loro sguardo inquisitore.
Verso le tre di
quella notte, il vento e il mare si erano calmati e pochi riflettori
ancora scrutavano la baia, guardando fuori potevo vedere solo le luci
di una singola Motovedetta che pigra girava su e giù .
Il Porto sembrava veramente essersi
addormentato, e anch’io dopo che mi era fumato una sigaretta,
mentre Luwala dormiva pacifica sul mio sofà, mi rispedii in
cuccetta.
La rapidità di
reazione delle Forze di vigilanza del Porto mi si svelò un ora dopo
in tutta la sua forza, quando venni svegliato da un surreale Concerto
di armi da fuoco provenienti dalla nostra nave.
Un simile casino lo avevo
esperimentato un paio di volte nel Porto di Beirut, ma mai in Europa.
Il concerto degli
irresponsabili lo aprì un fucile a pallettoni Remington che il
nostro capitano coraggioso teneva nell’armadio adibito ad Armeria
di Bordo.
Al primo assolo si
aggiunge lo staccato di un Wincester 30/30 che il temerario barcaiolo
teneva assieme alla Fucile Remington in Armeria, non contento di
questo, qualcuno dei ragazzi,come se fosse ad una Kermes paesana
sforacchiava l’acqua con una Pistola Star spagnola di 9 mm, come
se ciò non bastasse, un altro spazzava l’acqua attorno alla nostra
Nave con una Mini Uzi israeliana.
Difatti Markus quando non
navigava o era altrimenti impegnato si annoiava, allora oltre a
quello del bere in modo eccessivo e spropositato, si era aggiudicato
anche il pallino delle armi. A bordo si era creato quindi una vera e
propria armeria, e ogni tanto con il suo arsenale si divertiva a
fare tanti buchi nell’acqua dell’oceano e a foracchiare i vecchi
bidoni vuoti di pittura e le bottiglie vuote, le lattine di bibite
che uno dei ragazzi durante le traversate, buttava in Mare dalla
prua, mentre lui dal Ponte di Navigazione prendeva di mira e
affondava con precisi colpi di Winchester, tutto quello che gli
capitava a tiro.
La peggio l’avevano
i bidoni vuoti dell’olio lubrificate che
ogni tanto si accumulavano a Bordo, quelli inesorabilmente venivano
ridotti a colabrodo con la Uzi o con il Remington.
Tutto questo però
succedeva in mare aperto, e non alle quattro del mattino, proveniente
da un Mercantile Olandese ormeggiato a poche centinaia di Metri
dalla Base della Royal Navy nel Porto di Plymouth, in una notte
chiara e fredda dove i suoni vengono trasportati lontano, e tanto
meno, quando mezzo mondo era in stato di allerta per via dei
terroristi irlandesi.
Sapevo che Markus la
sera prima era ritornato a bordo e aveva invitato l’equipaggio, ad
una scampagnata in giro per i vari Pub della Città vecchia, visto
che il suo Ufficiale, lo aveva mandato per una settimana in ferie;
così mentre tutti erano a Terra, quella sera io avevo declinato
l’invito, memore dell’esperienza passata con lui ad Aveiro dove
aveva sfasciato un Bar , ma soprattutto perché per nessun motivo o
ragione volevo lasciare sola la Nave,per questo ero rimasto a bordo
solo con Luwala.
La Banda degli Dei
del Mare ritornò a Bordo alla chetichella verso le quattro del
mattino, Luwala, conoscendo il timbro dei loro passi, era stata zitta
e non mi aveva svegliato, ciò che mi svegliò invece, e pure di
brutto, fu la sparatoria che qui cretini inscenarono subito dopo.
Mentre saltavo giù dal
letto e mi infilavo i pantaloni, Luwala allarmata era saltata giù
dal Sofà e si era piantata ringhiando minacciosa davanti alla porta,
nel frattempo in porto si era scatenata l’ira di Dio e noi
eravamo davvere nella me..da ,ma davvero fumante, e dentro fino al
collo.
In Porto là dove la
Royal Navy aveva le sue Navi e il suo Arsenale Bellico, come
d’incanto si accesero una decina di potenti riflettori e
cominciarono con metodo e accuratezza a rovistare nell’oscurità
della Baia, mentre dalla Banchina della Guardia Costiera una dopo
l’altre le Motovedette azionavano i loro motori e si sparpagliavano
nella Baia, dalla città invece arrivava una lunga fila di luci blu
lampeggianti che a sirene spiegate, si stava dirigendo a tutta
velocità verso il Porto.
Imperterriti come se
tutto ciò non li interessasse, i miei eroi continuavano a sparare,
manco fossero in mezzo ad un violento scontro a fuoco, ingaggiati da
un nemico invisibile in una crudele battaglia di Vita e di Morte.
La luce del
riflettore mi investi quando con Luwala arrivai in coperta e mi ero
appena seduto su di una panca fissata accanto al Camino.
Tranquillo, come se
fossi solo al mondo con Luwala accovacciata ai miei piedi e ormai
per nulla intimorita di tutto quel casino, mi accesi impassibile una
sigaretta e aspettai.
Tutti, i riflettori, le Motovedette
nella Baia e le Auto della Polizia in Strada cambiarono subito
direzione e presero a convergere compatti sulla nave.
Solo allora il concerto notturno delle
Armi di Bordo terminò.
Mai in vita mia avevo
visto tanta Polizia a bordo, calmi e tranquilli, i poliziotti
riunirono l’equipaggio nel Salone del comandate e uno di loro mi
prego di accomodarmi con loro.
Chiusi Luwala nella mia cabina e seguii
la combriccola dei guerrieri che barcollando si dirigeva verso il
salone.
E fu così che mentre quattro
poliziotti si misero a contare le scatole di proiettili che Markus
custodiva in armeria, altri due incominciarono a trascrivere il
numero di Matricola delle Armi e i nominativi degli eroi della notte.
Peter che a malapena stava in piedi,
offri loro una birra, e quelli la declinarono, offrì loro un caffè
o un the e quelli risposero picche, dicendo che non erano venuti a
farci una visitina di cortesia.
Due degli agenti conoscevano la nave,
diverse volte li avevo visti pattugliare il Porto e anche fermarsi a
parlare stando in Banchina con qualcuno dei ragazzi e con Markus.
Conoscevano la Nnve
e i suoi problemi, e conoscevano le memorabili bevute del suo
comandante che ormai, proprio per i suoi eccessi e le sue scorribande
notturne nei vari Club privati, più o meno legali, era già ben
noto a quella parte di Plymouth che non si poteva certo definire
socievole.
Solamente per questo la Polizia se la
prese con calma, conosceva i suoi polli e sapeva che pur quanto
sbronzi e armati fino ai denti, in fondo erano innocui.
>Dannazione Markus, nemmeno in
presidio abbiamo tanta munizione come te a Bordo.< Sbottò
sorpreso uno degli Agenti quando ebbe finito di contare tutte le
scatole di munizione.
>In tutto ci devono
essere ancora sulle 600 pallottole e una cinquantina di bossoli per
la Remington, < precisò Markus, >a casa mia ne ho molte di
più, aggiunse non senza orgoglio.
Esattamente in quel momento, a Bordo
arrivò pure un giovane Tenente di Marina con due Uomini di scorta.
Il guerriero piuttosto
incazzato e stanco ci guardo uno ad uno, >Lei è quell' uomo che
si era seduto sulla panca accanto al camino, con il cane ai suoi
piedi e si godeva l’edificante spettacolo, fumandosi una sigaretta,
>disse poi guardandomi, con faccia severa.
Io annui taciturno godendomi la scena.
>Mi stia bene a
sentire, comandante, il suo equipaggio è ubriaco e spara nella notte
come se fosse scoppiata una guerra, e lei non interviene? Permetta
che le spieghi una cosa, noi siamo in uno stato di allarme e voi
sparate come pazzi in giro, ho dovuto rilevare due uomini che
tremavano dalla rabbia e dallo spavento che avete fatto loro
prendere, ringraziate Dio che nessuno aveva l’ordine di aprire il
fuoco altrimenti non saprei proprio dirle come sarebbe andata a
finire.< mi ringhiò in faccia il guerriero stanco vestito di Blu,
era dannatamente infuriato e imbestialito.
>Non sono il
comandante della nave,< -risposi tranquillo indicando
inavvertitamente verso Peter che si era seduto accanto a Markus.
>Posso offrirle una birra,<
balbettò Peter vedendosi chiamato in causa.
Il Giovane Tenente, non
certo avvezzo a queste cose, si mise le mani in testa e stette li per
un paio di secondi immobile in mezzo al salone,poi girò sui tacchi
e ordinò ai suoi uomini di seguirlo.
>Più tardi mi serve un vostro
rapporto,< disse a uno degli Agenti di Polizia prima di ritornare
alla base.
>Questa ti verrà a costare molto
salta Markus, sarà il Tribunale a decidere,< lo informò uno
degli Agenti in Borghese che nel frattempo erano venuti a bordo.
Essendo estraneo alla
faccenda io potei ristornarmene in cabina, prima però guardai sulla
banchina e contai 5 macchine della Polizia e accanto alla nave sei
motovedette della Guardia Costiere e una della Capitaneria di Porto,
e un po’ più in là, una piccola vedetta della Royal Navy si
dirigeva a velocità sostenuta verso la sua Base.
La Condor si trovava
ormeggiata all’unica Banchina del Porto franco di Plymouth per
questo la Polizia non gli porto via le armi ma si limitò solo a
sigillare l’armeria diffidando a non rompere i sigilli.
Un paio di giorni
dopo Markus dovette presentarsi in Tribunale e si vide affibbiare una
contravvenzione di 500 Sterline più spese, e due mesi di carcere con
la condizionale, dal nostro agente marittimo venni un paio di giorni
dopo a sapere che le spese ammontarono a 1500 Sterline.
Pagò 2000 Sterline
in tutto, ma continuò a bere come un otre, si alzava verso le due
del pomeriggio e scendeva a terra per ritornare senza più
interessarsi della nave solamente a notte fonda, giorno dopo giorno,
notte dopo notte, ed io cominciai a chiedermi se fosse impazzito.
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