Zibaldone Romano
Deserti della anima cosi muore Roma |
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Scritto da Marista Urru
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lunedì 20 aprile 2015 |
Giardini , ville di Romaun tempo ricche di piante preziose e anche rare, sono all'abbandono, sporco in terra, gente che fa pipi avanti a tutti, fiori strappati, alberi che soffrono con tutta evidenza... la barbarie impera, mentre turisti ed immigrati si lavano nelle fontane monumentali..una totale mancanza di rispetto e civiltà diffuse. Questo è diventata Roma: una cloaca puzzolente.
E' una realtà dolorosa che ti prende alla gola in tutta la sua oscena evidenza se torni a Roma, e ti stringe il cuore: Roma muore.
Muore di inciviltà, muore di sporco diffuso , di indifferenza allo sporco ed alla inciviltà. Muore di mancanza di amore da tanto tempo ed ora sta crollando: malavita, povertà, cemento, caos.
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Parliamo del crollo dell'Impero Romano la Storia si ripete .. capisci ‘a mme! |
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Scritto da Marista Urru
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mercoledì 26 maggio 2010 |
Dal film Quo Vadis? La fine di Nerone ( Peter Ustinov)
G.B Vico lo intuì con lucidità: "Historia se
repetit" ("la storia si ripete"). L'uomo è si artefice
del proprio destino, realizza quindi le
sue proprie idee, ma lo farà seguendo
determinate fasi, perchè secondo Vico, c'è una legge che governa la storia e che si
ripete eternamente,
ad infinitum, solo che l'effetto delle sue azioni va sempre oltre i suoi
propositi.
Grazie a questo, l'uomo
realizza qualcosa in più rispetto al suo
volere, questo di più altro non è se non il
ripetersi delle realtà storiche del passato.
Qualcuno ha notato che in
questo
caso si avrebbe un andamento a spirale della Storia.
Parliamo allora in breve del crollo dell'Impero Romano, così alla
buona come posso, ripercorriamo la sua fine e cerchiamo le similitudini
col
presente, vediamo che ne vien fuori.
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TRILUSSA- la ninna nanna dela guerra |
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Scritto da Marista Urru
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domenica 24 agosto 2008 |
La ninna nanna della guerra
ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d'un impero
mezzo giallo e mezzo nero.
Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Chè quer covo d'assassini
che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!
°°°°°°°°°
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Roma dimenticata: la porta alchemica di piazza Vittorio |
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Scritto da Marista Urru
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venerdì 15 agosto 2008 |
A Roma, sconosciuta ai più, nascosta nei giardini degradati
dell’Esquilino, resta un piccolo gioiello: una Porta Magica, unica traccia giunta fino a noi di Villa Palombara che
sorgeva intorno alla metà del 600 nei
pressi della meravigliosa villa di Papa
Sisto V. Villa Palombara era certo assai più modesta della splendida
villa papale, cionostante rivestiva la sua importanza, visto che il Marchese Palombara
era un membro dei Rosacroce che poteva permettersi di finanziare numerosi alchimisti
ed intrattenere nella sua villa personaggi importanti come la regina di Svezia
che aveva i suoi medesimi interessi
La rosa, simbolo dei Rosacroce
schema della porta - segue-
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Vicoli di Roma: Er tempo s'è fermato |
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Scritto da Marista Urru
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martedì 20 maggio 2008 |
Ho passato da poco una giornata a Roma dopo diverso tempo che mancavo, ero in Prati.
Mi son sentita estranea, come capita ormai da tempo : folla maleducata e sporcizia, non più i fiori nei giardini pianoterra ,nè portieri
davanti ai palazzi a prendersi cura un po’
di tutti, ma palazzi ingrigiti, portoni
chiusi e disadorni , mentre su tutto intorno aleggiava un che di vecchio e sciatto, unica
consolazione, l’inimitabile ponentino con il suo effetto distensivo e
pacificatore. E sull’onda del ponentino, sono riandata con la memoria alle vecchie osterie , indissolubilmente
legate ai rispettivi osti : Mario di via dei Serpenti, magro, pallido e paterno
con i suoi piattoni di spaghetti cacio e pepe, divini e troppo abbondanti, o il castrato al sugo che si scioglie in bocca accompagnato da un vino.. degno del
paradiso.
E Checco, in quel di Trastevere, con una coda alla vaccinara
da favola, e i maccheroni alla
paiata che andavano ordinati per tempo..
ho cercato il locale e neanche lo ritrovo più, chi sa che fine ha fatto:
svanita l’allegra sfrontatezza degli osti romani, svaniti i profumi, le
risate sornione, i romani de n’a vorta, le vecchie matrone ingioiellate
, imperiose e spesso allegramente sboccate… un mondo di cui rimangono
ormai pallidi ricordi. Sono andati via i Romani e so rimasti li burini!
Voglio offrirvi un
acquerello de le osterie di Roma firmato Mario Ugo Guattari.
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