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Marista
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Scritto da Marista Urru   
lunedì 30 luglio 2007

ROMA

Roma come la ricordo io non esiste più.La Roma del dopoguerra vista con gli occhi di una bambina che abitava a “città giardino” in un villino liberty, prossimo alla campagna,

e per la quale andare “al centro “ era una festa. Ho il ricordo allegro e festoso, ricco di suoni e colori dei pittori a via Margutta ai quali mostravo  orgogliosa i miei scarabocchi; mi sembra ancora di sentire il profumo della trattoriola da cui venivano  portati bucatini all’amatriciana a Novella  Parigini , e lei bella e ridente con i suoi incredibili occhi da gatto, me li offriva, probabilmente divertita del mio incanto di fronte ai suoi strani quadri, tutti quei gatti , quegli occhi verdi sornioni , tanto simili a quelli della pittrice, mi ipnotizzavano
Ricordi sfilacciati e spezzati :  un  signore che a me pareva alto, altissimo , con un  impermeabile svolazzane al vento, come i suoi capelli qua e la inargentati  (chi sa se è vero ) e che poi dai racconti dei miei, sempre reticenti, mi pare di poter identificare con il pittore  Enotrio, soleva prendermi in braccio e sollevarmi per “farmi volare", attimi di gioia, ricordi di favole incantate, tramonti rosati e risate,  lampi di ricordi,sensazioni che affiorano e svaniscono, impressioni chi sa se e quanto aderenti al vero .

Poi la vita, i destini e chi sa che, mescolano le carte, le strade si dividono , e restano appunto sfilacciamenti di ricordi, di impressioni, di sentimenti, di amici perduti, di rimpianti, come di qualcosa di prezioso ed amato perduto per sempre. E nel ricordo quella Roma si tinge di colori e profumi che poi cozzano contro la realtà attuale, è inevitabile, ma profondamente triste e forse anche ingiusto.

Comincerò il mio zibaldone romano, raccolta fatta così, come posso, con una poesia su le chiese di Roma.

 

  Ettore Roesler- museo di Roma in Trastevere


da "poesie romanesche" di Mario Ugo Guattari :

CHIESE DE ROMA

Chiese de Roma : piccole e grandiose,
piene d’opere d’arte, de pitture,
de ceselli preziosi, de sculture.

 Quanno  viè maggio, odereno de rose
che ‘na mano amorosa ha sistemato
su l’artari più bianchi de’ la neve.

 Drento ‘ste chiese ciànno lavorato
Bernini, Raffaello, Michelangelo….
Cappelle rischiarate
dar sole che l’indora,
dove, fra le pitture, vola ancora
l’anima de’ l’Artista…

Campanili che ariveno
quasi a tocca’ le stelle,
pieni di nidi tiepidi,
pieni di rondinelle.

Le chiese nostre, quando viè la sera,
fanno assieme un concerto de campane;
quelle vicine e quelle più lontane.
Din, don, din, don, din don…lo scampanio
vola su Roma, ariva fino a Dio.

E quanno er Campanone de San Pietro
se mette in moto, er sono suo profonno
s’arza, s’allarga, e dice ‘na  parola
de pace e fratellanza a tutto er monno!

 

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