Oriente ed Occidente : auspicabile l'incontro di due culture |
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Scritto da Marista Urru | ||||||||
luned́ 26 maggio 2008 | ||||||||
Due mondi diversi, due diversi modi di approcciare la realtà. Tutto quanto è pensiero orientale è per noi occidentali più difficile da comprendere di quanto generalmente vogliamo ammettere. Basta vedere come normalmente si colga del pensiero e della cultura Orientale solo l’aspetto superficiale, folkloristico. La cosa più preziosa, quella che in fondo potrebbe esserci utile per superare alcune pecche naturalmente insite in noi occidentali, la escludiamo : lo studio della metafisica o filosofia, che viene coltivata si dagli studiosi, ma mai “divulgata”, nel senso di essere in qualche modo spiegata, fatta per lo meno intuire alle persone comuni. Credo invece che sarebbe importante liberare in qualche modo noi occidentali dai limiti che ci siamo autoimposti.
L’Impiegato e la signora Peppa del 2008, sono il risultato di migliaia di anni di civiltà occidentale, del suo mescolarsi con altre civiltà, della religiosità: è facile da accettare come punto di vista. Ed è facile capire che l’educazione, l’imprinting ricevuti a suo tempo, hanno risentito del "passato in genere" influendo inesorabilmente sul loro modo di rapportarsi al mondo intorno. Per esempio, Jung nota in alcuni suoi scritti, come dal medioevo l’occidente ha cessato la visione “primitiva” dell’uomo come Anima Mundi, come immagine del Cosmo, di modo che la psicologia diventa scienza di fenomeni e che contemporaneamente restarono le credenze religiose, quindi la consapevolezza che la fede permette di conoscere Dio. Nota Jung, nel bellissimo “Commento psicologico”, al libro tibetano della grande liberazione : -… in questo momento nasce una “nuova malattia”..- così la definisce, dell’Occidente : il conflitto tra Scienza e Religione. Conflitto che è sconosciuto all’Oriente. Noi occidentali siamo legati ai fatti, direi fideisticamente; la fede di contro è legata al sentimento. Questa dicotomia tra fede e ragione, in Oriente non esiste, l’ottica è del tutto diversa : l’uomo orientale , il pensatore orientale può contare su una scienza religiosa e su una religione conoscitiva Ecco una ottica nuova da considerare, e credo che colui che volesse cimentarsi a comprendere a fondo questa possibilità che ci si offre, che ci aspetta da tanto, potrebbe superare quegli squilibri e conflitti di pensiero che portano al conflitto eterno in occidente tra il mondo della fede e quello della scienza, conflitto innegabilmente dannoso per ambedue le parti . Quale è il limite più evidente del nostro mondo occidentale ? Personalmente io penso sia l'immaturità: manchiamo di saggezza, ci autoflagelliamo, ci sentiamo in colpa, ma non per questo siamo poi tanto perfetti, tutt'altro. Come bambini siamo pronti a giustificare i nostri errori, nel nostro imprinting resta un concetto : qualcuno di più potente ci giudicherà, forse ci perdonerà, comunque non saremo noi stessi a meditare, a fare lo sforzo di superare i nostri limiti per cercare di elevarci, "altri" da noi lo faranno, sia Dio, sia lo Stato, sia il Potere del Dio Danaro, sia Satana, sia il Partito, "altri ci giudicheranno, ci giustificheranno , ci assolveranno... se saremo stati "conformi". La Mente, la Coscienza, sono una astrazione per noi, non contano in fondo, non sono fatti, non conosciamo la forza liberatrice della nostra mente.Ma in questo modo sarà difficilissimo per noi raggiungere l'equilibrio della "Via di mezzo", della saggezza. Restiamo preda del mondo esterno, lo subiamo senza comprenderlo appieno e senza quindi padroneggiarlo mai. Ciò non vuole dire che il pensiero Orientale sia perfetto : l'uomo orientale nella sua introversione può arrivare a una specie di vita di rinuncia, simile a quella che in occidente arrivano a compiere uomini di successo che si fanno monaci, tanto per banalizzare, ma spiegare abbastanza.
Questa sorta di rinuncia, questa scelta introspettiva a scapito di altri pure importanti aspetti della vita , per noi occidentali resta in genere incomprensibile. Personalmente da tempo, forse spinta dalla lettura del libro sotto citato, sono convinta che l'incontro tra due diversi modi di approcciare le realtà e la reciproca conoscenza, possano essere mezzo di accrescimento culturale per gli uni e per gli altri, penso che sia una sfida culturale che andrebbe raccolta. vedi : Il Libro tibetano della grande liberazione di W.Y.Evans Wentz)
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