La disonest? intellettuale e la conseguente amoralit? che zavorrano la sinistra |
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Scritto da Marista Urru | ||||||||
domenica 26 agosto 2007 | ||||||||
Riporto qui un trafiletto che scrissi tempo fa, ed ora dopo un buon periodo di "governo" delle sinistre, mi rendo conto che il contenuto è ancor più attuale, e i fatti degli ultimi tempi hanno dato valore a quel che scrivevo, era l'inizio se non sbaglio dello scandalo Consorte, Coop, Diesse Gli episodi incredibili ai quali il mondo politico ci fa’assistere in questi giorni riportano a galla la “questione morale”. Da destra si pone l’accento (vedi Antonio Iannaccone su Ragionpolitica.it) sulla “nuova questione morale” che riguarda i post comunisti, ai quali mancherebbe la onestà intellettuale di ammettere l’enorme conflitto di interessi politico- giudiziario-cultural- economico, che le ultime intercettazioni rese in qualche modo indirettamente conoscibili, hanno contribuito a svelare, ove ve ne fosse bisogno, visto che se ne parlava da tempo ormai. Giustamente Iannaccone pone l’accento su un fenomeno che vale la pena sottolineare: una notevole differenza esiste tra l’elettorato di destra e quello di sinistra. Si deve riconoscere la onestà intellettuale...... .... dell’elettorato di destra che mai ha negato la vicinanza del proprio leader alle vicende delle sue ex aziende, mentre l’elettorato di sinistra sente la necessità di continuare a tacere, di negare ogni commistione dei propri leader, ogni conflitto di interessi. Certo un simile atteggiamento risulta a prima vista inspiegabile e irrazionale, mentre in realtà esso discende direttamente da una certa cultura di sinistra “intellettualmente disonesta” che mira solo ad averla vinta sugli altri arrivando ad usare ed insegnare ai seguaci anche tecniche oratorie volutamente truffaldine onde riuscire ad imporre un punto di vista e con esso i propri interessi o voleri. La propaganda è vista come una arma di conquista , eccco che si giustifica di tutto anche le sottili tecniche di lavaggio del cervello che alcuni irresponsabili "adepti" surrettizziamente applicano ai nostri figli fin dall'asilo, negate, mai dimostrate, ma esistoni cotanto folli insegnanti, parlo per "esperienza subita" e prontamente stoppata a costo di personali sacrifici di tempo ed impegno discreto e costante. Ma quanti genitori sono indifesi di fronte questo attacco? E quanto dell'odio verso la Chiesa e l'insegnamento cattolico si deve a questa "attività sommersa?" Assistiamo frequentemente a dibattiti, discussioni, discorsi improntati a falsità, che spesso mirano solo sfacciatamente a creare suggestioni per la propria base.
Un simile atteggiamento comporta anche la impossibilità di entrare in empatia
con l’intelocutore, visto in realtà non come tale, soggetto alla pari con cui “
colloquiare”, scambiandosi idee, sapere , giudizi, ma come oggetto
"altro da se”, quindi da sopraffare con qualunque mezzo, non importa se corretto o no, partendo dall’assunto della propria
perfezione presunta, arrivando a consideralo nulla o al massimo come
individuo da redimere e convincere, anche truffaldinamente, pur di
portarlo dalla propria parte, l’unica giusta per definizione. Quanto di più
illiberale e antidemocratico si possa immaginare. Notava Voltaire che la tolleranza nasce dalla ammissione della nostra stessa fallibilità. Tutti possono sbagliare, riconoscere i propri errori aiuta a non più commetterli. Ma se una persona, un movimento, un partito, sbagliano e poi negano l’errore, coloro che da fuori osservano sono autorizzati a ritenere non solo che quell’errore verrà ripetuto, ma che ripeterlo all’occorrenza è loro ferma intenzione. Così una persona che usa la dialettica, non per fare valere le proprie dichiarate ragioni lealmente, ma la usa con un vero e proprio abituale gioco delle tre carte dialettico, nascondendo le vere intenzioni e fini," per avvantaggiare se stesso o per puro piacere intellettuale di sopraffare l’altro", non dà mostra di abilità come alcuni credono, ma dimostra solo disonestà intellettuale. E questa disonestà di fondo applicata alle relazioni interpersonali o peggio alla politica, provoca danni: distacco dalla realtà, rissosità, spocchia, presunzione.
Se
ammettiamo in sostanza che la verità conta poco o niente, il passo verso il
relativismo per cui tutto si può affermare, tutto è vero e niente è vero,
è breve, da questa strada si arriva alla amoralità che non a caso è caratteristica presente nei regimi
comunisti.
Per
questo, venendo alla attuale cronaca, anche le regole e le procedure corrette,
dalla Costituzione previste per bilanciare i Poteri dello Stato, qualora siano
di impaccio alla avanzata del “giusto”, possono e debbono esser raggirate e
disattese, senza che questo venga colto come ”illegittimo”.
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