Testo delle lettere che Cossiga ha inviato alle alte cariche dello Stato |
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Scritto da Marista Urru | ||||||||
martedì 17 agosto 2010 | ||||||||
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Testo delle
lettere che Cossiga ha inviato alle alte cariche dello Stato tratto da la Stampa
Leggendole, chi questi concetti li ha respirati in casa da sempre, chi ha creduto che questo sentire fosse norma e poi dolorosamente si è dovuto impattare con un sentire , pensare ed agire, totalmente differente, oggi si sente più solo ed estraneo in questo infelice paese. Sono lettere che purtroppo molti leggeranno superficialmente, alcuni forse con la solita acredine, ma che esprimono, concetti e sentimenti purtroppo estranei a quasi tutto l'arco dei politicuzzi nostrani. Il Tempo è galantuomo ed ho fiducia e speranza che molto di questa figura controversa che è Francesco Cossiga Presidente Emerito sarà poi conosciuto e compreso. Signor Presidente della Repubblica Italiana, Le confermo i miei sentimenti di fedeltà alla Repubblica, di devozione alla Nazione, di amore alla Patria, di predilezione della Sardegna, mia nobile Terra di origine. Fu per me un grande onore servire immeritatamente e con tanta modestia, ma con animo religioso, con sincera passione civile e con dedizione assoluta, lo Stato italiano e la nostra Patria, nell'ufficio di Presidente della Repubblica. A Lei, quale Capo dello Stato e Rappresentante dell'Unità Nazionale, rivolgo il mio saluto deferente e formulo gli auguri più fervidi di una lunga missione al servizio dell'amato Popolo italiano. Con viva, cordiale e deferente amicizia ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------- LETTERA A FINI Signor Presidente nel momento in cui nella fede cristiana lascio questa vita, il mio pensiero va alla Camera dei deputati, nella quale, per voto del popolo sardo, entrai nel 1958 e fui confermato fino al 1983, anno in cui fui eletto senatore. Fu per me un grandissimo e distinto privilegio far parte del Parlamento nazionale e servire in esso il Popolo, sovrano della nostra Repubblica. Professo la mia fede nel Parlamento espressione rappresentativa della sovranità popolare, che è la volontà dei cittadini che nessun limite ha se non nella legge naturale, nei principi democratici, nella tutela delle minoranze religiose, nazionali, linguistiche e politiche. Professo la mia fede repubblicana e democratica, da liberaldemocratico, cristianodemocratico, autonomista-riformista per uno Stato costituzionale e di diritto. Ringrazio i parlamentari tutti per il concorso che in tutti questi anni hanno dato con l'adesione o con l'opposizione, con l'approvazione o con la critica alla mia opera di politica. A tutti i deputati e a Lei, Signor Presidente l'augurio di un impegnato lavoro al servizio della libertà, della pace, del progresso del popolo italiano. Dio protegga l'Italia. Con cordiale amicizia ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------- LA LETTERA A SCHIFANI Onorevole Presidente del Senato della Repubblica, nel momento in cui il giudizio sulla mia vita è misurato da Dio Onnipotente sulle verità in cui ho creduto e che ho testimoniato e sulla giustizia e carità che ho praticato, professo la mia Fede Religiosa nella Santa Chiesa Cattolica e confermo la mia fede civile nella Repubblica, comunità di liberi ed uguali e nella Nazione italiana che in essa ha realizzato la sua libertà e la sua unità. Fu per me un onore grande servire la Repubblica a cui sempre sono stato fedele; e sempre tenni per fermo onorare la Nazione ed amare la Patria. Fu per me un privilegio altissimo: rappresentare il Popolo Sovrano nella Camera dei Deputati prima, del Senato della Repubblica quale Senatore elettivo, Senatore di diritto e vita e Presidente di esso; e privilegio altissimo fu altresì servire lo Stato nel Governo della Repubblica quale membro di esso e poi Presidente del Consiglio dei Ministri ed infine nell'ufficio di Presidente della Repubblica. Nel mio testamento, ho disposto che le mie esequie abbiano carattere del tutto privato con esclusione di ogni pubblica onoranza e senza la partecipazione di alcuna autorità. Per quanto attiene le onoranze che i costumi e gli usi riservano di solito ai membri ed ex-Presidenti del Senato, agli ex-Presidenti del Consiglio dei Ministri ed agli ex-Presidenti della Repubblica, qualora Ella ed il Governo della Repubblica decidessero di darne luogo, è mia preghiera che ciò avvenga dopo le mie esequie, con le modalità, nei luoghi e nei tempi ritenuti opportuni. Voglia porgere ai valorosi ed illustri Senatori il mio ultimo saluto ed il mio augurio più fervido di ben servire la Nazione e di ben governare la Repubblica al servizio del Popolo, unico sovrano del nostro Stato democratico. Che Iddio protegga l'Italia!
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