Morire a 17 anni di epatite fulminante: Cocktail di alcool, ecstasy e cannabis, sarebbe "normale" |
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Scritto da Marista Urru | ||||||||
sabato 06 novembre 2010 | ||||||||
Diciassette anni, un minorenne come tanti. Solo che lui era in coma dal 31 ottobre , quando durante una festa al Leoncavallo, il noto centro sociale di Milano, era stato colto da epatite fulminante contratta grazie a un micidiale cocktail di droghe : ecstasy e cannabis uniti all’alcool.. Oggi, poco fa , è morto. Questo miscuglio dicono sia la norma per i party dei nostri ragazzi, pare che così si divertano, ed è scemo polemizzare ormai, non teniamo nemmeno più il conto dei giovani morti “ per divertimento” in raduni dei quali ti chiedi quale sia il senso, ma nemmeno porsi simili domande ha valore dal momento che tutti sembrano trovare la cosa normale. Nessuno si scandalizza in realtà, come se fosse normale che dei ragazzini, liberi e liberati, siano lasciati a sé stessi ed ai lupi che vendono e lucrano su questa robaccia
Quando è che i genitori hanno cominciato a dismettere gli stretti e vituperati panni piccolo borghesi per lasciare liberi e liberati i propri figli? Diciassette anni sono pochi per assumersi la responsabilità della propria vita e della propria morte. Eppure succede tutti i giorni in questa società malata di indifferenza e sciatteria. Ora si da la colpa al Leoncavallo, “spazio pubblico autogestito” il quale rimanda al comune, il mittente, le colpe. E qui si entra nei meandri dell’imponderabile, ho cercato di capire che roba è uno spazio pubblico autogestito. In pratica fanno di tutto e di più e tra quel di tutto e di più ci sono feste come quella in cui il ragazzino ha ingerito quelle sostanze che, a detta dei giornali, è normale ingerire nelle feste dei giovani. Un gran cenone a base di zucca e 8 euro a testa, migliaia di presenze, un bell'incasso. Indagheranno le responsabilità e non verranno a capo di nulla: Il Leoncavallo con le sue mamme antifasciste , se non ho capito male, protesterà perché ha avuto pochi fondi per gestire attività che nessuno gli ha chiesto. Le mamme antifasciste, non so che c’entrano, ma sono citate in ogni pagina del sito, mi ci vorrà un po’ per capire che ruolo hanno in questo spazio pubblico autogestito. Le feste che attraggono migliaia di giovani credo rendano pure dei bei soldini, e se ne fanno parecchie al centro sociale che autogestisce uno spazio pubblico con feste che attraggono migliaiai di paganti, ma questo non permette un controllo da parte di persone consapevoli del fatto che di mescolio di droga e alcol , si muore. Responsabilità, parola sconosciuta.
E quindi chi si prenderà la responsabilità dell’accaduto? Nessuno ovviamente, o alla fine sarà colpa del governo che non dà abbastanza soldi per le tante attività: laboratorio teatrale, media center , concerti, confronti con CGL e magistrati del livello di Pisapia, corsi di inglese, organizzazione di eventi, incontri con Niki Vendola e poi le mamme antifasciste che comunicano con altre mamme.. Insomma qualunque sia la qualità delle attività, un posto vivo e comunque pieno di adulti e.. di mamme che fanno e disfanno, politica. Bè nessuno ha trovato una oretta per buttare una occhiata a quei ragazzi e vedere che qualcosa non andava, visto che “ come normale fra i figli d’oggi “ girava quella robaccia, che è individuabilissima quando gira.. ed inevitabilmente gira se gli spazi autogestiti sono aperti a chiunque e senza controlli. Ai miei tempi girava la droga, la coca, l’eroina, le canne, ma non erano in molti a dormire da piedi, i genitori borghesucci , le mamme punto e basta che non capivano una h di politica e facevano le mamme ce la mettevano tutta per controllarli quei figli, carne della loro carne. I genitori di oggi quando e come si sono arresi? O hanno perso interesse? Non lo so. Ma so che un Paese si distrugge anche così . E penso con nostalgia alle nostre feste all'università, poche lire per coca cola e pizza. Eravamo tanti, ma chi si prendeva la briga di organizzare, controllava. Non c'erano i soldi per i complessi, ma non importava, veniva gratis spesso, pensate, Lucio Dalla fra i tanti poi anche noti giovani cantautori. Si suonava, si davano consigli ai giovani cantautori, si stava insieme e non avevamo bisogno di sballare e nemmeno tanto di esser controllati, non più: era stato fatto prima dalle mamme borghesi e a 19 anni sapevamo per lo più fare da soli, a noi i Lupi la droga , se anche provavano, non riuscivano a vendercela. Care mamme e papà borghesi, genitori un po' noiosi, stanchi e spesso nervosissimi, e chi glielo dava il tempo per organizzare una cosa tanto impegnativa come il Leoncavallo? Borghesi piccini, borghesi vituperati, ma ad averne ancora oggi qualche migliaio, forse sto paese del cacchio avrebbe qualche speranza, chi sa.
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