Marista e le piccole cose: Ricordi |
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Scritto da Marista Urru | ||||||||
mercoledì 29 dicembre 2010 | ||||||||
Scrivevo giorni fa di come ripetere a sè stessi per varie volte la parola "Europa" possa portare ad una sconcertante scoperta: cioè di non sapere in realtà poi nei fatti cosa questa sognata, ambita, lodata, vituperata, e quant'altro Europa, potrà significare per noi. Per ora sembra essere, almeno per la maggioranza silensiosa, quella che paga e non conta un tubo per intenderci, qualcosa di simile ad una malattia esantematica inevitabile e da subire finchè non passa "a nuttata", nuttata che si preannucia terribilmente lunga e dolorosa. Mi sono trovata sull'onda di questi tristi pensieri , a ricordare il mio dopoguerra, un dopo guerra privilegiato, in una vecchia casa - villino, con un gran giardino rovinato dagli sfollati, ma ancora in piedi, un orto e un frutteto, rovinato, ma.. aggiustabile.
Era una casa grande e fredda, con pochissimi mobili, i più belli dicevano i miei, eran stati portati via dagli sfollati, e noi non si poteva ricomperarli: infatti da tavolo da pranzo fungeva un grande scrittoio rinascimentale, molto bello, faceva parte dello studio che .. non c'era più, come il vero tavolo da pranzo, forse addirittura bruciato per fare calore. I miei dicevano che lo scrittoio era rimasto perchè pesante, come il grande tavolo e le credenze della cucina, e poche altre cose delle quali gli sfollati non avevano avuto necessità, o chi sa, gli era mancato il tempo per portarle via, o non ne avevano capito il valore, come per le belle sdraio liberty in vimini con poggia piedi retraibile, che arredavano parte della veranda e sulle quali ho passato pomeriggi indimenticabili col mio Rolli, un barboncino nero e capriccioso, con lui viaggiavo viaggi favolosi in compagnia di Sherazade e delle sue fiabe. I miei dicevano che eravamo ormai poveri, e con una sorta di rassegnato sorriso mi ripetevano che dovevamo imparare a vivere questa nuova realtà. Io avevo al massimo sei anni, di prima non ricordo e non ricordavo allora, quindi mi chiedevo cosa intendessero, a me non mancava nulla di quello che mi interessava e d'altro non avevo conoscenza, per me il prima non esisteva e la grande casa era piena di angoli misteriosi in cui nascondersi, giocare, sognare. I viali del giardino erano puliti, ci si correva che era una meraviglia, la fontana che i miei dicevano esser brutta ed incompiuta, era ricca di piante, rocce muschiate e pesci rossi. Non desideravo di più. Io godevo l'esser contenta di quel che mi trovavo intorno, inconsapevole dei mille disagi inevitabili in una casa spogliata dalla guerra. Oggi era giornata di ricordi e mi dicevo che quella serenità sarebbe stata impossibile nel mondo attuale, i media se non altro mi avrebbero resa consapevole di quello che non avevo, non avrei più apprezzato quello di cui godevo, sarei stata insoddisfatta. Chi sa , forse per questo oggi moltissimi appaiono chiusi in se stessi, hanno da pensare al tanto che non hanno, trascurando quello che hanno ed ottenendo alla fine , di non aver nulla del tutto.
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