Firenze: fa a pezzi e mangia il proprio cane

Scritto da Marista Urru   
venerdì 11 marzo 2011

Del regno animale l'uomo è il soggetto peggiore, fornito del bene della ragione, lo spreca, lo calpesta, lo disonora, come fa con moltissimi altri beni indegnamente ricevuti dalla sorte o da dio, chi sa.

 

Leggo la notizia horror su ecoblog: a Firenze un giovane, un senza fissa dimora, uccide e mangia il proprio cane. La notizia è scarna e gia così suscita sgomento e orrore. Ci dicono che il giovane è stato denunciato a piede libero, che rischia una condanna fino a tre anni di carcere. Viene da pensare che forse un casa di cura mentale sarebbe meglio, seguita da rieducazazione tramite del buon lavoro, controllato, ma retribuito.




Sarebbe ora di non limitarci a riempire le carceri di sbandati per poi reimmettere nella società gli stessi sbandati peggiorati nell'animo dal soggiorno in carcere, a che serve? Uno Stato moderno ha fra i suoi doveri anche quello di curare il benessere di chi ne fa parte. Chi se non lo Stato deve controllare chi e cosa lascia libero di vivere nella società che si vorrebbe fregiare dell'aggettivo "civile", e che per questo si è dotata di mezzi e professionalità che dovrebbero assicurare oltre che sicurezza, benessere e livelli  mediamente accetabile di vita comune?

Inutile dire che mi convinco sempre più che noi umani abbiamo peccato fortemente di orgoglio. Parliamo di civiltà dell'uomo,  e  gonfiamo una chimera, solo perchè avendo avuto il dono della ragione rispetto agli altri animali, siamo riusciti a raggiungere vette di pensiero, arte, tecnica, scienza. Eppure un osservatore disincantato potrebbe , anche dai documenti qua e la a disposizione, trovare che persino uomini etichettati come illustri e spiriti superiori, in realtà di spirito erano assai inferiori se non malati. Avididità, miseria, violenza di molti che vengono indicati alle future generzioni come eroi, o anime elette, ci vengono celati, e forse è meglio così, ma resta che la natura umana è debole, imperfetta, spesso crudele.

Non è il caso di dimenticarlo, non è il caso di alzare la cresta: siamo meno che bestie, ed il cammino verso la civiltà, se mai sapremo arrivarci, è lungo ancora, prendiamone coscienza per cominiciare a rimediare al periodo di stasi , se non addirittura di regresso che caratterizza la moderna società.






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