Il mistero della mummia, la certezza della attuale solitudine

Scritto da Marista Urru   
mercoledì 04 maggio 2011
Yvette

Morire soli in casa, una ipotesi del genere mette i brividi a chiunque, e brividi ne deve aver provati parecchi la vicina di casa di Yvette Vickers, ex playmate di Playboy,  quando, incuriosita dalle ragnatele che coprivano la buca delle lettere della vecchia attrice, ha finalmente “aperto quella porta” e si è trovata di fronte i resti mummificati della ottantatreenne Yvette.

 E' accaduto in California, e la polizia ritiene che la donna fosse morta da almeno un anno.

Se non fosse stato per le ragnatele sulla buca delle lettere nessuno se ne sarebbe accorto. La morta evidentemente non aveva rapporti con i vicini.









Ogni tanto leggiamo di gente che muore così, abbandonata. Viene da chiedersi coma possa accadere di passare per il mondo come meteore, senza che nessuno per tutto un anno si chieda che fine hai fatto. Ma è un fatto, nelle città, nella società moderna,capita e capiterà sempre più spesso. Si vive accalcati, si fanno lunghe code, si cammina su marciapiedi affollati, e si è perdutamente soli. Si diventa anziani e poi vecchi, e siamo o un peso o un nulla da dimenticare.

Un anno soli e mummificati, lo trovo agghiacciante, anche se certo la morta aveva in realtà raggiunto, presumo, un invidiabile stato di pace. Penso piuttosto alla solitudine di quella vita passata senza lasciare un affetto, una amicizia, un rimpianto. Si può vivere così, senza nememno un amico, un conoscente?

Eppure così a quanto pare deve aver vissuto ad un certo punto della sua esistenzaYvette Vickers. Nella Bibbia si dice che Dio non volle che l'uomo fosse solo " Non è bene che l'uomo sia solo" (Gn.2,8), infatti siamo animali sociali per natura , ma il mondo moderno ci sta snaturando, noi che avremmo bisogno di interagire per sentirci vivi, attivi, sereni, ci ritroviamo in una società che non lascia margine né tempo per chi non è utile. Anziani, bambini e malati non appaiono utili, quindi vengono emarginati o per lo meno marginalizzati. Si vive sempre più chiusi in nicchie di solitudine.

Sparita la rete della solidarietà, finito il buon vicinato, cade ormai ogni attenzione verso il prossimo che non sia produttore di un qualche vantaggio. Danno solo fastidio coloro che hanno bisogno di un aiuto quale che sia, magari solo la possibilità di scambiare due parole. Non si fa nulla per nulla in questo mondo patrigno, non ci si sente paghi di un semplice contatto umano, non se ne intuisce il valore, non se ne sente la necessità.


Un tempo nelle città c'era il negozietto, il mercatino, il piccolo bar di quartiere. I quartieri erano un microcosmo di attività, il ciabattino, il lattaio, il giornalaio, il negozietto per il pane.. Uscire di casa voleva dire non solo fare una passeggiata, ma soprattutto socializzare, vivere.

Ora tutto questo muore: abbiamo grandi centri commerciali, impersonali, ingrugniti e gelidi. I bar sono o grandi e frettolosi o piccoli ed immusoniti. In realtà tutto quello che un tempo aiutava a socializzare viene man mano distrutto. Gli artigiani eliminati dal centro, manco fossero pericolosi terroristi, o comunque ghettizzati in periferie sempre più desolate e pericolose.

Non credo ci sia consapevolezza di quello che si sta provocando, credo piuttosto nella gelida rozzezza del sentire da parte di coloro che dovrebbero pensare le città, le periferie, i Paesi, costoro li pensano solo in base al massimo guadagno per architetti, amministratori, sindaci. Gente per la quale la socializzazione è esigenza non sentita, le città dormitorio a questi cretini piacciono molto, rendono bene, costruisci intensivo, magarli costosi loculi che forniscono clienti sicuri per la grande distribuzione. Ogni minima parte del loro cervelleto psicotico è volta al guadagno ed all'arricchimento, nella migliore delle ipotesi.

Non che ci sia niente di male nel voler guadagnare, ma diventa atteggiamento psicotico e asociale quando l'esigenza di incamerare ricchezze supera ogni remora morale e sociale e porta alla negazione ed alla distruzione di tutto ciò che non porta guadagno ed arricchimento, comprese le persone, alla fine, il tessuto sociale , grazie a questa evoluzione malsana della società, lasciata in mani malsane, è morto e prosciugato come la povera mummia della ex coniglietta di Play Boy, simbolo di questo mondo che muore di cemento, di avidità, di fumi velenosi, di radiazioni, di solitudine .



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