GIANCARLO PAGLIARINI: C'ERA UNA VOLTA LA LEGA NORD |
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Scritto da Marista Urru | ||||||||
venerdì 23 settembre 2011 | ||||||||
Quella degli anni Novanta era molto diversa dalla Lega di oggi. Era veramente la “voce nuova”, culturalmente nuova, della politica italiana. E la gente lo capisce. Questa è la Lega che, grazie ai rimborsi elettorali, s’intasca 1400 euro ogni 100 spesi nelle elezioni politiche e che, pur stando al governo da una decina d’anni, ha abdicato a molte delle sue idee pur di “obbedire” a Berlusconi. Ma ci sono altri movimenti leghisti che stanno prendendo piede nel Nord: si riuniranno ai primi di ottobre nel Bergamasco sotto lo slogan: “Ricominciare da Miglio”.
Alla Camera dei Deputati il 14 settembre quattro ex parlamentari della Lega Nord si sono seduti tra il pubblico e, mentre il capogruppo della Lega Nord, Marco Reguzzoni, illustrava il pensiero del partito sulla manovra finanziaria, hanno richiamato l’attenzione dell’aula ed hanno esposto un vistoso striscione con scritto "Basta Lega, Basta Roma, Basta Tasse". Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, è intervenuto ed ha fatto rimuovere lo striscione. I quattro ex parlamentari non erano quattro signori “qualunque”. Alle spalle hanno delle robuste strutture. Roberto Bernardelli (Milano) e Giulio Arrighini (Brescia) sono, rispettivamente, il presidente e il segretario generale di un partito che ha già qualche anno di vita: la Lega Padana Lombardia. Giovanni Ongaro (Gandino) e Francesco Formenti (Seregno) sono tra i fondatori di un movimento più giovane, l’Unione Padana Alpina, che a Bergamo e nelle valli bergamasche – mi dicono - sta raccogliendo una quantità impressionante di iscritti, tutti fortemente delusi dai risultati della alleanza della Lega Nord con il PDL e dalla contestatissima “obbedienza” di Bossi e dei suoi parlamentari a tutti i desideri di Berlusconi.
Dalla lettura dei giornali e delle agenzie di stampa sembra che Bossi abbia commentato l’intervento dei suoi quattro ex parlamentari dichiarando che sono «gente a cui non daremo la possibilità di rientrare nella Lega». Devo confessare che questa dichiarazione mi ha meravigliato e preoccupato. Si sentono onnipotenti? Non capisco. Certo, per le elezioni politiche del 2008 le spese della Lega Nord accertate dalla Corte dei Conti sono state di 2 milioni e 940 mila euro ma grazie alla assurda legge sui “rimborsi elettorali” il Carroccio ha maturato il diritto di ricevere dalla pubblica amministrazione 8 milioni e 277 mila euro all’anno per cinque anni: in totale 41 milioni 385 mila euro (fonte: Corte dei Conti, Collegio di controllo sulle spese elettorali del 13 e 14 aprile 2008, pag 85) . Dunque 100 euro investiti dalla Lega nella campagna elettorale del 2008 sono diventati 1.408 euro. Neanche Bill Gates avrebbe saputo fare di meglio. Ma che io sappia Bernardelli, Arrighini, Ongaro e Formenti non hanno nessunissima intenzione di fare questo “investimento” e di rientrare nella Lega. La reazione logica sarebbe stata quella di commentare i motivi della loro protesta e dire se era o non era ragionevole. Insomma, ho avuto la sgradevole sensazione di gente lontana mille miglia dai problemi della gente e dalla realtà di tutti i giorni.
È la stessa sensazione che ho provato
quando il viceministro della Lega Nord, Roberto Castelli, si è
dichiarato “povero nel senso marxiano” (?). È successo la sera
del 15 settembre durante la trasmissione di "Piazzapulita",
il nuovo programma di Corrado Formigli su La7. Nella circostanza
Castelli ha detto che «ci sono politici di vecchia generazione che,
come me, dopo vent'anni sono poveri». Il pubblico in studio è
restato spiazzato. L’esponente della Lega Nord ha spiegato: «Io
facevo l'ingegnere, guadagnavo bene. Ho rinunciato alla mia pensione
e oggi sono povero, ho pochissimi soldi». Il sindaco di Firenze,
Renzi, ospite come Castelli alla trasmissione, ha allargato le
braccia. Il conduttore Formigli ha fiutato aria di gaffe ed ha
incalzato: «Ci dica quanto guadagna». La replica di Castelli è
stata: «145 mila euro». Ancora Formigli: «Quindi non è povero».
Il rappresentante della Lega Nord: «Sono povero nel senso marxiano
del termine, vivo solo del mio lavoro». In rete il video è
diventato un cult e su YouTube i commenti sono impietosi: «Come si
permette di definirsi povero quando ci sono famiglie che sopravvivono
con 800 euro al mese?». Oppure: «Lui non vive del suo lavoro, ma
del nostro lavoro».
Capitolo 1: Il sistema-paese perde
competitività.
Capitolo 2: I numeri non sono né di
destra né di sinistra.
Dunque la considerazione del 16 settembre del presidente Napolitano non è applicabile alla Lega Nord degli anni Novanta: fino a qualche anno fa la Lega Nord era veramente qualcosa di “diverso”, e per quella Lega l’alleanza con Berlusconi era una operazione “contro natura”. Il 16 settembre Umberto Bossi, davanti ai leghisti che si sono raccolti alle sorgenti del Po per il rito dell'ampolla ha scoperto che “l’Italia va a picco”. Ma in tutti questi anni Bossi non ha contestato la pessima politica economica della copia Berlusconi –Tremonti e si è dimenticato che i suoi deputati lo dicevano e lo scrivevano 15 anni fa! In tutti questi anni la Lega Nord ha preferito la assurda, inutile e controproducente alleanza con Berlusconi. Le dichiarazioni di questi giorni hanno tutte le caratteristiche delle campagne elettorali: “in tutte le regioni bagnate dal Po c’è l'esercito padano”, “un referendum per fare la secessione”, ecc ecc. Ho l’impressione che nei prossimi mesi ci saranno novità interessanti e che “ne vedremo delle belle”. Abbiamo visto che rappresentanti della Lega Padana Lombardia e della Unione Padana Alpina hanno protestato contro la “non politica” della Lega Nord. Per la cronaca, la Lega Padana Lombardia ha già dei sindaci e numerosi consiglieri comunali mentre la sezione di Palazzago della Unione Padana Alpina è guidata da Cristiano Forte, che fino a cinque anni fa era il segretario provinciale della Lega Nord a Bergamo , e molti degli aderenti sono persone che avevano ricoperto incarichi importanti nel partito di Bossi. Ma ci sono anche altri movimenti: l’Unione Federalista (il presidente è Paolo Bonacchi di Pistoia), la Lega Sud Ausonia guidata da Gianfranco Vestuto, ed altri ancora. Sui siti di questi movimenti si parla di federalismo, della Costituzione Svizzera, dell’importanza dei referendum legislativi, dell’obiettivo di “essere padroni a casa nostra” e di tante altre cose interessanti e costruttive. Riportiamone qualcuna:
Il razzismo. Noi pensiamo che c’è
una sola razza, ed è la razza umana. Non ci piacciono quelli che
dividono l’umanità in bianchi, neri o gialli. Viviamo e ci
spostiamo sulla superficie di una sfera, non abbiamo altro posto in
cui andare e dunque siamo destinati a vivere sempre in reciproca
contiguità e compagnia. Una perfetta unificazione civile nel genere
umano è il destino che la Natura ha scelto per noi. Per lo stesso
motivo non ci piacciono quelli che dividono l’umanità in due: da
una parte chi è italiano e dall’altra chi non è italiano. Anche
questo secondo noi è razzismo. Ciò premesso, non ci piacciono
quelli che non rispettano la legge e tendono a scaricare i loro
problemi sugli altri. Se un extracomunitario viene in Lombardia
perché ha un lavoro è il benvenuto. Ma non vogliamo che venga in
Lombardia a “cercare” un lavoro, per lo meno se la “ricerca”
del lavoro e’ a tempo indeterminato e, nel frattempo, la persona in
questione deve “arrangiarsi come può” . Il motivo è semplice:
se uno di noi si trovasse in un paese straniero senza lavoro e senza
quattrini potrebbe fare solo due cose. O lasciarsi morire di fame
oppure, per sopravvivere, rubare e dedicarsi ad attività poco
lecite. Questa è una situazione che vogliamo evitare. Come si fa a
dire che questo è razzismo, egoismo o cose del genere? Si tratta
semplicemente di stabilire regole semplici ed umane di accoglienza e
residenza, tali da evitare però che mezzo mondo si approfitti dei
generosi servizi sociali e pubblici che ci siamo venuti costruendo
nei decenni e permettendo a chi vuole venire qui a lavorare di farlo
senza essere confuso con quelli che vengono qui a cercare guai o ad
approfittare. La differenza non è tra destra e sinistra. Se ci troviamo senza lavoro noi ce lo inventiamo o ce lo cerchiamo in tutto il mondo. Non riusciamo a pensare che ce lo debba trovare uno Stato lontano e che non puoi nemmeno telefonargli. E lo stesso vale per la casa e per mille altre cose. Lo Stato amministri con onestà quello che non riusciamo a fare individualmente, non ficchi il naso dappertutto, garantisca la sicurezza dei cittadini, faccia in modo che i processi si svolgano in fretta e tenga in galera i ladri. Al resto ci pensiamo noi. Siamo convinti che la differenza non è tra destra e sinistra ma tra statalisti e liberisti. Ci sono statalisti di destra e statalisti di sinistra, ma per noi sono la stessa cosa: gente che vuole solo il potere per poterselo gestire. La Repubblica federale italiana. I danni generati negli ultimi anni dai governi degli "statalisti" di sinistra (Prodi, D’Alema, ecc) e degli “statalisti” di destra (Berlusconi, Tremonti , Bossi, ecc) sono stati enormi e sono sotto gli occhi di tutti. Siamo convinti che cambiare periodicamente un governo centralista e statalista con un altro formalmente diverso ma in realtà con le stesse caratteristiche di fondo è inutile. È invece necessario cambiare il sistema politico nel suo insieme. È necessario scrivere una nuova Costituzione in modo che la “Repubblica italiana” diventi la "Repubblica Federale italiana". L’essenza di una Costituzione federale, come ci ha insegnato Miglio, non sta tanto nel numero di funzioni decentrate, quanto nella capacità delle unità territoriali (che devono essere sovrane a tutti gli effetti sul proprio territorio, con competenze irrevocabili) di resistere alla naturale tendenza espansiva del potere centrale. I panettoni di Stato. L’estensione dei servizi resi direttamente dallo Stato va drasticamente ridotta, almeno qui da noi in Lombardia. Le altre Regioni facciano quello che vuole la maggioranza dei soggetti residenti. Oggi il settore pubblico fornisce un’infinità di servizi che potrebbero essere svolti, con una qualità superiore e a un costo inferiore, dal mercato. Partiti politici o uffici di collocamento? A Londra sul Sunday Times e sul Guardian del martedì si possono leggere offerte di lavoro per rettori, presidi e docenti nelle migliori università e per primari e medici degli ospedali. Noi invece leggiamo sui giornali dichiarazioni di questo genere: "Abbiamo convenuto sul fatto che sia giusto arrotondare lo stipendio di alcuni consiglieri, quelli che hanno già fatto una legislatura e che sono impegnati a tempo pieno, affidando loro alcuni incarichi in enti esterni. Questo anche per garantire qualche soddisfazione ad alcuni di loro, che potevano legittimamente aspirare a un posto di assessore e non l’hanno avuto" (Corriere della Sera, 27 febbraio 07). Questa incredibile dichiarazione è dell’onorevole Gelmini. Noi vogliamo diventare portavoci di un messaggio innovatore, che interpreti il desiderio delle “persone normali” di non sentir più parlare di nomine “in quota” a questo o a quel partito. Noi vogliamo che ogni nomina della Regione, dei Comuni e degli altri enti locali lombardi sia effettuata esclusivamente sulla base di criteri di meritocrazia, di indipendenza e di professionalità. A nostro giudizio i soggetti nominati dalle nostre istituzioni presso enti, aziende ed istituzioni dovranno essere selezionati esclusivamente per le loro competenze e sempre a prescindere dalle loro preferenze politiche personali. Dichiariamo che a noi interessa che lavorino bene. Chi se ne frega per chi votano. Votino per chi vogliono. L’importante è che lavorino bene. Le preferenze politiche dei candidati non dovranno avere assolutamente nulla a che fare con l’attività professionale. Il nostro movimento dichiara ad alta voce che in Lombardia oggi non è così, e questa “invadenza della politica” è sicuramente uno dei motivi della decadenza economica della nostra Regione e del nostro Paese, della sua continua perdita di competitività e del pessimo funzionamento della nostra burocrazia e di alcune nostre pubbliche amministrazioni”. Trasparenza. I bilanci dello Stato, delle Regioni, dei Comuni e degli altri enti pubblici sono caratterizzati da tantissimi dettagli ma ai cittadini non vengono offerti dati di sintesi significativi. Il nostro movimento ritiene sia nostro dovere informare in modo chiaro, sintetico e comprensibile i cittadini, indipendentemente dagli schemi non razionali e non trasparenti imposti dalle leggi. Conti pubblici. Chi viaggia sa che ormai molti (troppi!) strizzano l’occhio e dicono che “Grecia” in realtà è un nome in codice che significa “Italia”. Questo, purtroppo, è lo “scenario” del nostro paese. La situazione economica è ogni giorno meno sostenibile e non abbiamo ancora affrontato “il mostro dei mostri, quello dei derivati, della follia del rischio incalcolabile e degli effetti collaterali non prevedibili” (fonte: Tremonti, Novembre 08, intervenendo a Milano all’apertura dell’anno accademico dell’Università Cattolica). La verità è che avremmo dovuto dichiarare bancarotta anni fa. E che in assenza di una seria riforma federale presto saremo obbligati a farlo. E quando dovremo farlo non sarà più bancarotta semplice ma sarà bancarotta fraudolenta. In questa grave situazione i “detentori del potere” (come li chiamava Gianfranco Miglio) hanno tirato fuori dal cilindro due “soluzioni”: la vendita del patrimonio pubblico alienabile e il federalismo fiscale. L’assurda lotta per il potere. Continuare a criticare Berlusconi per qualsiasi cosa ci sembra una cosa da asilo Mariuccia. Diamine, per la legge dei grandi numeri ogni tanto farà qualcosa di giusto anche lui, non vi pare? Invece no: per la sinistra Berlusconi e i suoi governi sbagliano sempre, qualsiasi cosa facciano o dicano. Famiglia Cristiana ha addirittura accusato di razzismo il buon Maroni che sta cercando di fare il ministro dell’Interno nel modo più decente possibile. D’altronde anche la destra quando era all’opposizione diceva che Prodi sbagliava sempre su tutto. L’ultimo governo Prodi ne ha veramente combinate di tutti i colori (vi ricordate le pensioni?) ma anche quel governo qualcosa di giusto l’avrà pur fatta. Anche un orologio scassato e con le molle fuori che vanno da tutte le parti, due volte al giorno segna l’ora esatta. Il guaio è che la politica in Italia non ha l’obiettivo di amministrare nel modo migliore. L’unico obiettivo sembra sia quello di “combattere” contro l’avversario politico. E’ assurdo. Anche per questo ogni giorno che passa siamo tutti più poveri, ci sono più disoccupati e il paese è meno competitivo! Evitare inutili polemiche. Tutti i nostri militanti sono convinti che la prassi di denigrare gli avversari sia assolutamente vergognosa. Da anni tutti noi ci siamo imposti di guardare avanti, di fare proposte, di ascoltare con rispetto e attenzione chi non la pensa come noi e di evitare inutili e incivili polemiche, troppo spesso figlie dell’assenza di proposte costruttive. Lega Padana Lombardia e Unione Padana Alpina hanno organizzato un convegno per sabato 8 ottobre . Il titolo è “Ricominciare da Miglio. L’attualità degli insegnamenti del Professore nell’attuale crisi dello Stato italiano” (Hotel Cristallo Palace a Bergamo in via Betty Ambiveri n 35. Inizio alle 9.30). Fin qui le idee di questi due movimenti. Ricordo che ai primi incontri della Lega Nord a Milano, nella vecchia sede di piazza Massari, avevamo letto, riletto , discusso e apprezzato un articolo che Marco Vitale aveva pubblicato sul Sole 24 Ore di domenica 9 dicembre 1990. Il titolo era: “Una Costituzione per rifare l’Italia. Alcune riflessioni in margine all’ultimo saggio di Gianfranco Miglio”. Più di 20 anni fa il prof. Vitale scriveva: “La prima Costituzione, quella dei 1948, è morta e sepolta, dice Miglio con molti altri. Ed è un punto di partenza essenziale. Chiunque abbia l’onestà di guardare i fatti per quello che sono, ben difficilmente può negare questa evidenza. Noi viviamo da tempo nella seconda Repubblica, in un sistema di fatto sostanzialmente alegale, dominato dal principio del potere senza responsabilità, un sistema della irresponsabilità istituzionalizzata e quindi dell’immobilismo. La necessità di riformare profondamente l’assetto dello Stato, da pensiero di isolati intellettuali sta diventando consapevolezza comune e quindi sta diventando forza politica reale o potenziale. Chi saprà cogliere e incanalare verso indirizzi razionali e positivi questa spinta che viene dai fatti e dalla società sarà partecipe della costruzione della nuova Costituzione. Chi a essa si opporrà contribuirà ad alzare il costo del cambiamento, a renderlo più traumatico e costoso. Non vi è dubbio che il successo delle leghe sia anche manifestazione sia pure confusa e contradditoria di questa spinta verso una nuova Costituzione”. Da allora sono passati più di 20 anni senza risultati apprezzabili: nei posti giusti si sono seduti gli uomini sbagliati. Ma non è mai troppo tardi. Ecco perché l’8 ottobre vale senz’altro la pena di andare a Bergamo a ricordare gli insegnamenti del prof. Miglio.
Giancarlo Pagliarini
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