La storia non è solo un insieme di eventi
concatenati nel tempo, di date e trattati. Storia è anche il vivere
quotidiano delle persone che gli effetti della politica, dei trattati,
degli accordi degli uomini di Stato e dei poteri forti subirono, storia
è anche il segno che tali eventi lasciarono sulla vita spirituale e
morale degli uomini, dei popoli.
Nel particolare momento politico che stiamo
vivendo a me pare che la lettura, e per chi lo avesse già letto, la
rilettura, del libro di Cassola possa essere illuminante. Il racconto
delle vicissitudine delle persone comuni che lottarono nel piccolo di
vite private contrapponendosi al fascismo o sfiancandosi nel dilemma
fascismo ed antifascismo, esposto con delicatezza e precisione
dall’autore, come d'altra parte da molti altri scrittori italiani nel
filone del neorealismo nato nel dopoguerra, può esser chiarificatore
specie per i giovani che quei tempi non hanno vissuti e che quindi,
spesso sospinti dalle opposte sirene dei moderni politicanti, trinciano
affermazioni e giudizi avulsi dalla realtà di una epoca di cui hanno
nozione tramite narrazioni e scritti di parte, ormai sempre più resi
imperfetti in qualche modo, dall'offuscarsi dei ricordi e dalla urgenza
degli opposti interessi; leggere invece quel che a ridosso dei fatti
scrissero uomini che quei fatti conobbero e vissero in prima persona
può essere non solo interessante, ma necessario.
Gli autori del dopoguerra aderirono tutti al
neorealismo e non per moda o conformismo , semplicemente sentivano di
dover raccontare il vissuto proprio e di tutti, quasi un lavacro dal
male passato, io a tale proposito son convinta che il neorealismo possa
esser spiegato anche in chiave psicologica, e forse lo è stato ed io
non lo so.
Ricordo bene che la mia spontanea e sentita
adesione all’antifascismo, non rancorosa, visto che il fascismo non lo
ho conosciuto direttamente, non nacque solo dai racconti ascoltati in
famiglia, ma meglio forse fu maturata dalla lettura di romanzieri come
Cassola, e non solo : Gadda, Jovine, Pratolini, Tobino... fino al
"Gruppo del 63", e questo sotto la spinta di mio padre e mia madre che
alla fine, credo anche stremati dai mille perché che ponevo, mi misero
in camera un bel blocco di libri con l’invito a leggerli e trarne delle
mie conclusioni, senza nessuna indicazione o spinta a privilegiare il
giudizio di questo o quello autore.
E di questa possibilità di sereno giudizio ringrazio ancora i miei che
pure ebbero vite e famiglie rovinate dal regime, lo ho considerato da
parte loro un "atto di amore" nei miei confronti, visto e considerato
che avrei dovuto vivere in una Italia in cui se pure il fascismo era
caduto, pure il seme avvelenato del "fascismo reale" si era nascosto,
come più tardi ho potuto capire da sola, nei più impensati meandri del
potere .
I racconti di Cassola contenuti nel volumetto “La casa di via Valadier”,
furono scritti negli anni 50, in un momento in cui il fascismo è già
passato e quindi l’autore può con calma narrare e ripercorrerne gli
anni nel momento in cui è meglio affermato e quindi più crudo ed
oppressivo, e lo fa tramite il racconto delle peripezie di operai
socialisti che dalla Toscana debbono migrare verso Roma nella speranza
di sfuggire dalle violenze e dalle intimidazione del regime ( L’esilio
).
Il racconto che dà invece il nome al volumetto , ci
mostra il travaglio della classe piccolo borghese romana , di
socialisti che si opposero fino alla fine al regime, senza cedimenti,
rappresentati dalla vedova di un dirigente socialista che cerca di
tenere uniti gli amici ed i compagni del marito nella continua speranza
di un avvenire che pare non arrivare mai, in una spossatezza e logorio
degli ideali che vengono vinti in qualche modo dalle amare delusioni,
fino al loro tradimento proprio da parte del fratello della vedova
Turri. Tradimento che dopo un penoso travaglio Leonardo l’amareggiato
figlio del “traditore” convertitosi all’antisocialismo, pone alla morte
del padre nella casella del “passato” per potere finalmente
“… porsi con chiarezza e pietà di fronte al proprio
passato, ed alla luce di quella chiarezza e pietà poter giudicare il
presente..”
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