Violenza sulle donne e bullismo femminile: un campanello di allarme |
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Scritto da Marista Urru | ||||||||
mercoledì 26 novembre 2008 | ||||||||
morositas.leonardo.it/.../ Violenza sulle donne, ieri si è celebrata la giornata mondiale, abbiamo avuto iniziative in tutto il mondo .
Se ne è parlato, si è cercato di esaminare il problema e si è d’accordo che importantissimo è cominciare dal fare qualcosa di concreto per le vittime, aiuti immediati e smetterla con il temporeggiare, il sottilizzare, il distinguere e con gli incitamenti ipocriti a “capire”, aspettare, sperare: dove e quando abbiamo una donna picchiata vuol dir che c’è un picchiatore e chiunque sia, ha commesso un reato e come tale va inquisito e punito e le pene debbono essere certe ed applicate, uguali per chiunque e dovunque sul territorio nazionale, non può avvenire che scazzottare una donna nel Paese A è reato, ma nel paese B, in base alla personale opinione di un giudice , diventa una monelleria una monelleria. Non dimentichiamoci che in Italia un qualche magistrato ha valutato opportuno non perseguire un padre, una madre ed un fratello che hanno legato ad una sedia una ragazzina e "per il suo bene" ( non si adattava al 100%, alle usanze del Paese di origine in fatto di comportamento femminile), la hanno riempita di calci, sputi e pugni fino a mandarla in gravi condizioni all'ospedale e, sia detto per inciso ed a vergogna della massa femminile Italiana, non ho sentito nessuna protesta, forse sono stata disattenta? Eppure ho cercato, denunciato, protestato, come blogger hanno cercato di farmi tacere, questo si, per il resto, solo dalla stampa straniera un divertito domandarsi della nostra situazione.. peccato che io non mi sia divertita affatto a vedere che gente siamo, come sembriamo marionette che solo se i fili vengono mossi, si muovono, altrimenti... lì sul palcoscenico della nostra povera Italia zitti e indifferenti, e l'empatia per la ragazzina su cui si è usata una vergognosa violenza? Debbo arrivare a credere che in quel momento non serviva, quindi.. pippa?
Ci si vergogna ormai troppo spesso di quel che si vede e che si sente. La sezione Italiana di Amnesty International ha segnalato le situazioni nel mondo più a rischio. L’ONU ha fatto sentire la sua voce : ha parlato di immenso problema, di piaga endemica , ha lanciato un appello contro la impunità dei violentatori ed ora stiamo tutti meglio. In Italia si è parlato di prevenzione e si sono distribuite 10 mila copie di una guida per la prevenzione delle violenze, inoltre le Acli hanno rivolto un appello alle parlamentari per una azione comune perché sia approvata la legge che istituisce il reato di stalking. Insomma bisogna darsi da fare tutti , e fare capire alle donne che debbono uscire dal silenzio, superare il senso di colpa e di disistima che il maltrattamento induce e denunciare, denunciare, denunciare, considerando comunque che non servirebbe a niente se non si trovassero istituzioni pronte e preparate ( come purtroppo ancora capita). Questo dalla parte delle vittime, ma gli aggressori , i violenti, chi sono? Perché il fenomeno è ancora tanto presente ed anche indipendentemente dalla scolarizzazione, dalla situazione sociale? Come fare per evitare di allevare futuri violenti e prevaricatori che possono poi anche diventare violentatori? Psichiatri, psicologhi ed analisti sembrano orientati verso l’analisi di disturbi della personalità in caso di uomini fragili che cercano di affermare la propria mascolinità a spese della donna. Questa evidentemente è solo una parte dei casi che possono presentarsi e si ha in famiglia. Più spesso siamo di fronte a soggetti che non provano empatia per l’altro, se è una donna, è vista come qualcosa di diverso da sé di minore valore o nessun valore. E questa mancanza di empatia si verifica anche nei casi di bullismo, maschile e femminile. Anche qui mi pare di capire, siamo di fronte ad un disturbo della personalità, cosa è l’empatia? Per empatia si intende la capacità di un essere umano di percepire lo stato d’animo ed i sentimenti di un’altra persona, si arriva a sintonizzarsi emotivamente con l’altro, a percepirne sensazioni ed emozioni. Caratteristica di questo stato d’animo è che non si perde il proprio punto di vista, si mantiene la propria percezione delle cose, la propria lucidità, i propri valori restano immutati, si capisce cosa l’altro prova, ma non lo si sostituisce ai propri sentimenti ai propri valori. Si entra in empatia anche con un soggetto negativo, si comprendono i suoi difetti, non li si condivide, ma non li si giudica. Empatia è anche condividere, con questo stesso “animo”, anche momenti gioiosi e positivi. L’empatia in fondo consite nel riuscire ad entrare nel mondo interiore di un’altra persona, è la capacità di intuire ciò che sta accadendo nel suo profondo , percependo le sue emozioni ed i suoi stati d’animo autentici, un contatto emotivo tra due esseri umani, proprio di chi è capace di comprendere le ragioni dell'altro indipendente dai propri schemi. Semplificando i concetti appena espressi si potrebbe dire che l’empatia consiste nel sapersi mettere nei panni dell’altro, nel comprendere dunque ciò che l’altro sta provando dentro di sé, trascurandone le manifestazioni comportamentali esteriori che non sempre corrispondono ai sentimenti veri.
La capacità a provare questo particolare sentimento si forma principalmente attraverso il sistema di attaccamento che si instaura con la madre nella primissima infanzia. E mi diceva un parente docente di psichiatra dell’infanzia che quasi sempre soggetti violenti hanno una storia di cattivo rapporto o meglio di difetto di attaccamento con la madre. Questo non vuol dire che siamo in presenza di una cattiva madre da colpevolizzare, può capitare anche, ma normalmente abbiamo una madre a sua volta non empatica, che non comprende il figlio/a, una madre che non sa comprendere le necessità più profonde del figlio, pure dando al figlio quel che lei crede gli sia necessario. Certo questo non basta da sola una madre poco empatica, importantissimi sono gli altri incontri che il giovane avrà , la scuola, i compagni, le amicizie. Importanti negativamente sono le propensioni al narcisismo che insorgono in adolescenti e che non vengono superate: la impossibilità cioè di sopportare un rifiuto, tanto che si preferisce neanche tentare un approccio pur di non essere rifiutati, anche questo problema di adolescenza può concorrere a formare fututi adulti disturbati. Altro problema ormai ben risaputo , è il gruppo: se il leader riconosciuto è un tipo distruttivo, la frittata è fatta, abbiamo visto come il branco permetta il sorgere di abitudini ed atti impensabili quando si è soli, le cronache ne sono piene. E siamo al fenomeno del bullismo, in piena crescita nella nostra società, un problema del gruppo che deve essere valutato da insegnanti in collaborazione con la famiglia. Due parole sul fenomeno in crescita del bullismo femminile, in genere meno violento fisicamente di quello maschile, ma sottilmente perfido, pare che le ragazzine tendano a preferiscano fare bullismo psicologico: si distrugge l’immagine esteriore e interiore della vittima, gli effetti possono essere disastrosi : calunnia, ostracismo, canzona menti, violenze sempre, ma psicologiche che ripeto, possono essere pericolose quanto e più di quelle fisiche. E che anche il bullismo femminile sia in aumento, sia quello violento che quello psicologico, ci deve suonare come un campanello di allarme: verso quale società stiamo andando? Le parole, i proclami, le solidarietà urlate , cartellonate, sbiascicate cosa stanno fruttando e cosa facciamo mancare ai nostri figli? Che mondo gli stiamo preparando?
Non sono problemi di poco conto, eppure sarebbe già tanto se venisse riconosciuto apertis verbis, che ci sono ed urlano forte. Concludendo, a me pare che viviamo in una società violenta , spesso crudele, in cui si sono distrutti valori portanti senza sostituirli con altri valori.. una polveriera che rischia di colpire ancor di più i soggetti più deboli: donne, bambini, anziani. Forse dovremmo fare e pretendere qualcosa di più delle enunciazioni sia pure suggestive di organismi come Onu e simili, che il problema c’è , lo sappiamo in molti, che poi si voglia e si sappia davvero fare un capovolgimento culturale effettivo.. ho i miei dubbi e certo non è con la lotta dei sessi , né con le quote rosa che secondo me andremo lontano. °°°°°°°°°°°°°°°°° Il rapporto fra uomini e donne, l'eterno conflitto, la famiglia, la coppia malata, una nuova visione , per saperne di più per aiutarsi se serve, ma prendetelo in considerazione anche per un regalo. L'Amore e il ConflittoAcquista L'Amore e il Conflitto
L'Autore propone in questo lavoro un modello integrato di intervento nella mediazione familiare, capace di superare le difficoltà che presentano le coppie "cattive" o "malate" e superando i limiti degli interventi finora possibili. «Il confronto tra la mediazione familiare e l'intervento propriamente psicoterapeutico corre lungo tutto il lavoro, [...] corretto nell'ottica metodologica spesso assente nella cultura psicologica clinica italiana, che è ancora in bilico fra adesioni settarie a modelli chiusi nella loro autarchia e sempre costretta a difendersi dagli attacchi di chi vuole negarne la fondatezza scientifica o l'utilità sociale, magari confondendola con lo specifico di altre professioni o competenze».
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