F. Parpaiola Racconti di mare : L'Uragano seconda parte

Scritto da Marista Urru   
giovedì 18 agosto 2011
gabbiani in mare aperto

Nel crepuscolo riprende la vita di bordo

 

Nel crepuscolo della sera, Luwala faceva il suo giretto per la coperta guardandosi intorno incuriosita, annusò l’aria, abbaiò divertita ad uno stormo di gabbiani che veleggiava girando attorno alla nostra nave sfruttando il vento, scrutò poi con fare da saputella il mare che da poppa assieme al vento ci spingeva verso terra, abbaiò pure a quello, poi, paga del suo fare, mi guardò nel suo particolare modo: strizzandomi gli occhi sollevò il muso e senza indugi rientrò negli alloggi, quindi decisa scese le scale e si piantò davanti all’entrata della cambusa.






Questo era il suo modo di dire che aveva fame, Peter le mise il resto del polpettone di due giorni prima nella sua capiente ciotola che gli mise svelto sotto il naso, poi prese quella per l’acqua, la lavò e dopo averla riempita d’acqua, la mise accanto a quella ricolma di buon polpettone.

Luwala in pochissimo tempo si mangiò un buon Kilo di polpettone, si bevve quasi mezzo litro d’acqua, e, ringraziando silenziosa, si sedette su una chiappa per seguire, scrutare , controllare ogni mossa che Peter faceva.

La perfida si dava per curiosa e innocente, ma lo guardava sorniona, la disgraziata lo aveva già fregato una volta, tempo addietro era bastato che Peter andasse per un momento in bagno, che quella predona balzasse nella cambusa, dove sapeva benissimo che non doveva entrare, e rapida si afferrasse un buon kilo di fegato di vitello che era destinato alla nostra cena.


Mentre mi versavo un caffè senza dire niente, la perfida si alzò, e dopo avermi guardato al suo solito modo strizzando gli occhi, se ne andò su per le scale per ritornare nella mia cabina.

Mi fumai con calma una sigaretta e subito ritornai in Sala Macchine dove rimisi alla via la centrifuga che mi liberava l’olio del motore principale dai residui di combustione e, visto che il mare si stava calmando, tolsi dalla rete uno dei due gruppi elettrogeni e ripristinai le normali condizioni di navigazione.

Compilai pure un breve rapporto preliminare includendo anche le 25 transenne nella stiva danneggiate dai pontoni, dodici dei quali in coperta erano in pratica letteralmente tranciati alla base, misi nell'elenco pure i due tubi di sondaggio per le cisterne della zavorra, squarciati dai pontoni, e descrissi le incavature prodotte nello scafo il cui numero era ancora da definire, alcune avevano oltre i 5 millimetri profondità.


Considerando che in quei punti lo spessore dello scafo doveva essere sui dieci millimetri, potevamo considerarci più che fortunati se i pontoni non l’avevano perforato.

In una situazione del genere una riparazione di emergenza sarebbe stata inutile, questo tipo di lavori sono da Cantiere Navale, dato che la stabilità dello scafo a centro nave era menomata, toccava ora alla Società di Classificazione stabilire e decidere cosa e come era da riparare o da cambiare.

Solo allora avrei potuto preparare un rapporto definitivo per l’Armatore.


 scende la notte arriva la stanchezza a bordo Scende la notte e arriva la stanchezza

Il Comandante sapeva che alla fine del viaggio a Rotterdam lo avrebbero scorticato vivo, e che probabilmente questa era la sua ultima nave, mi sembrava che cercasse di minimizzare la situazione, dal canto mio ero del tutto intenzionato a portare in Porto la nave tutta d'un pezzo e senza ulteriori danni in aggiunta ai gravi che già avevamo.

Finii con tranquillità il mio rapporto ufficiale sul mio Giornale di Bordo e mi fumai un'altra sigaretta, poi andai di nuovo sul ponte.

>Giù nella Stiva tutto è in ordine Chief, le catene sono ben salde e i Pontoni fermi,< mi informò Gerd non appena mi vide.

>Grazie Gerd,< risposi mentre mi versavo una tazza di caffè.

Sullo schermo Radar vidi che navigavamo verso sud, paralleli alla Costa Francese e cosi chiesi al Comandante quando e dove intendeva andare alla fonda.

>Quando siamo alla fonda i francesi vogliono venire a bordo e ispezionare la nave, io però non ho Carte dettagliate per questa Costa, loro mi vogliono dare assistenza Radar, ma preferisco continuare cosi fino a domani mattina, quando farà giorno poi deciderò sul daffare, < mi spiego Il Comandante con voce monotona e lontana.

L'uomo seduto sulla sua poltrona aveva parlato continuando a guardare nel buio della notte, sembrava quasi perso in se stesso, apatico e pietrificato allo stesso tempo.

La nave con un periodo di rullaggio di circa sette secondi rullava solo sui dieci gradi ed era proprio quel rullaggio che mi impediva di mettere per il momento i pontoni in posizione e toglierci così da una situazione che per quanto migliore di questo pomeriggio era ancora di assoluta precarietà.

Il Comandante, visto che le nostre condizioni erano notevolmente migliorate, aveva pensato bene di cambiare i turni di guardia e aveva mandato Peter e Martin a dormire e, detto al suo 1° Ufficiale di togliersi di mezzo, aveva mandato a dormire pure lui.

Sul ponte mi fumai un'altra sigaretta e mentre fumavo in silenzio mi accorsi che lo stress della giornata cominciava chiedere il suo tributo anche a me.

Cosi finii la sigaretta bevvi il resto del caffè e augurando una buona navigazione me ne andai in cabina pure io.

Vestito com’ero mi misi in cuccetta accanto a Luwala che dormiva e mi addormentai pure io.

Mi risvegliai verso le quattro del mattino e mi accorsi di aver fame, alzandomi piano per non svegliare Luwala, andai nella cambusa solo per accorgermi che lei mi aveva seguito in silenzio e che si era messa nella sua solita posizione di attesa davanti alla porta vicino alla sua ciotola vuota.

Le diedi quattro polpette ancora crude e anche da bere e poi mi preparai un tramezzino con il salame e misi su il caffè.

La tiranna non mi lasciò mangiare in pace, fini sì il suo pasto ma andò subito dopo di filato su per le scale, arrivata in cima si fermò e mi abbaiò con un colpo secco che sembrava un ordine imperativo.

Mi alzai, andai a vedere e la trovai di nuovo di fronte alla porta stagna.

L’aprii ma questa volta, dato che il vento si era calmato fin giù a 10 metri al secondo e il mare si era stabilizzato su di un cinque o sei, e mentre Luwala si faceva una pisciatina in coperta, assicurai la porta al suo gancio e la lasciai aperta.

L’aria fresca mi fece bene e mi schiarì ancora di più le idee, a una distanza di circa dieci miglia potevo vedere le traballanti luci di un porto che mi ricordavano tanto i dintorni di Nantes e qua è la barche di pescatori.

Luwala aveva cominciato a girare per la coperta e ad annusare il vento e il mare e dato che la nave non rullava quasi più, la lasciai in coperta e andai di nuovo in mensa.

Dopo il breve spuntino feci un altro breve giro di ispezione in Sala Macchine e, dopo aver augurato alla mia mandria un buon lavoro, me ne andai sul ponte.

Appena entrai Peter, che ora faceva il suo turno di guardia alla stiva mi fece cenno di non parlare ad alta voce e mi sussurrò che il vecchio Comandante si era disteso sul divano per riposare un poco.

Parlando sottovoce Peter mi spiego che il vecchio, se possibile, durante il giorno, voleva attraversare il Cantabrico in Rotta verso Cabo Vilano e mi chiese che cosa ne pensassi.

>Se il mare si calma ancora di più, domani potremmo mettere i pontoni in posizione e per il momento non avremmo problemi, risposi, il resto poi dipende dalla Società di Classificazione, la struttura della nave ora che le traverse sono state spaccate e squarciate dai pontoni è indebolita, dobbiamo anche cambiare due tubi di sondaggio, tutto questo si deciderà assieme al’Ispettore della Germanische Lloyd, cosi come siamo possiamo solo raggiungere il porto di scarico e basta,< gli spiegai sotto voce, poi accendendomi una sigaretta guardai sullo schermo del Radar.

Stavamo passando davanti a La Rochelle e navigavamo paralleli lungo la Costa verso sud, sorrisi chiedendomi dove diavolo voleva ora andare e poi salutando Peter tornai nella mia cabina.

 

tempesta

Un semi tragico gioco fra Comandante, la Condor, il mare ed il vento...

La prossima sorpresa mi arrivò verso le sei del mattino quando mi risvegliai e, seguito al passo da Luwala che questa volta aveva dormito sul Sofà, andai in coperta e mi li accorsi che il mare si era ingrossato e che il vento aveva aumentato la sua velocità di un paio di metri al secondo.

Avevamo di nuovo un buon sette, ma grazie a Dio la Condor, teneva bene il mare e andava imperterrita per la sua rotta.

Il cielo era di un grigio cupo, la visibilità era povera, e le onde scorrevano veloci accanto a noi senza però riuscire a farci rullare.

La nave era inclinata di due o tre gradi sulla sinistra e questo per via dei pontoni ammassati tutti da quella parte , la cosa mi andava veramente a genio.

Così attesi che Luwala finisse la sua toeletta mattutina e dopo, pensando che era ora di lavare la coperta andai in Cambusa, sempre seguito dalla fedele amica che dallo scodinzolare sembrava già stesse assaporando la colazione che senz’altro Peter le aveva preparato e che la stava aspettando.

>Non capisco perche quel vecchio imbecille non va alla fonda,< mi salutò il cuoco che stava preparando la colazione per tutto l’equipaggio.

>Teme la Guardia Costiera Francese come il Diavolo l’acqua Santa,< gli rispose sorridendo mentre mi versavo una tazza di caffè.

>Oggi poi se andiamo avanti così, arriveremo alla fine del Golfo e sarà interessante vedere dove vuole andare o fare, abbiamo provviste, acqua potabile e combustibile ancora per diverse settimane, che vada dove vuole, ora per lo meno siamo fuori dall’acuto pericolo di affondare, poi vedremo, < risposi tranquillo, e mi accesi una sigaretta.

Solo a mattinata avanzata mi sembrò che il Comandante cominciasse a rendersi conto della ridicola situazione in cui ci trovavamo. La tempesta continuava a darci la caccia e inesorabile continuava a spingerci verso terra, e questa prima o poi durante il pomeriggio sarebbe apparsa all’orizzonte.

Difatti verso le dieci il vecchio cominciò a ridurre la velocità, cosa che invece avrebbe già dovuto fare già la sera precedente, quando cioè avevamo raggiunto la Costa Francese e aveva deciso di non andare alla fonda.

Sentendosi ora alle strette aveva ridotto la velocità al minimo, il guaio suo ora era che anche il mare e il vento in combutta con la mia mandria lo stavano spingendo verso terra, e per farla ancora più bella, esattamente nella direzione dove non volevamo andare, difatti noi dovevamo doppiare Cabo Finistère in Spagna, andar giù fino a Gibilterra, entrare nel Mare nostrum e impostare la nostra rotta per il Porto di Segundo, dove avremmo dovuto scaricare i nostri rotoli di acciaio per l’industria automobilistica.

Il gioco tra lui e la Condor, il mare e il vento aveva qualche cosa di spassoso e di tragico allo stesso tempo; quando il Comandante riduceva troppo i giri del motore con il mare e il vento in poppa, la Condor minacciava di mettersi di traverso e questo ci avrebbe messo di nuovo in serie difficoltà con i pontoni, se andava troppo veloce e il mare non si calmava, per forza di cose sarebbe dovuto andare dove non voleva e non potevamoandare, magari nel fiume Gironna alla fonda. La Guardia Costiera sarebbe subito venuta a bordo, e con i danni che avevamo non ci avrebbe fatto più salpare l’ancora se non a riparazione avvenuta.

Lo lasciai giocare ancora un poco, quando poi mi accorsi che aveva impostato i giri del motore nel regime dei giri critici per cui quello senza mezzi termini faceva traballare tutta la nave, andai sul ponte e gli chiesi di ridurre o di aumentare la velocità prima di scassarmi il motore e la nave.

Bastarono una decina di giri in più e la mandria riprese la sua pacata e tranquilla corsa di sempre; senza ulteriori commenti, girai sui racchi e me ne andai in Sala Macchine.

Passando davanti alla cambusa mi accorsi che Peter,nonostante avesse fatto il suo turno di guardia notturno, era ancora in piedi e stava preparando il pranzo.

>Nel Freezer hai di sicuro del minestrone di piselli, porta qua una pentola e mettila a fuoco lento sui fornelli, mettimi da parte una scatola con dei Würstel e vai a dormire, al resto ci penso io, per oggi del tuo grugno ne ho avuto abbastanza, va a dormire e non ti azzardare a farti veder in giro prima delle sei di sera. A scaraventare il 1° Ufficiale fuori Bordo nel caso dovesse lamentarsi poi ci pensa Gerd o io. <

>Si, hai ragione Chief, non ci avevo pensato, difatti ora vado a prendere una pentola con dieci litri di minestrone e i Würstel, < rispose Peter.

Poco più tardi mentre il pentolone con il minestrone di piselli era su fornelli mi chiese se 10 litri fossero bastanti.

>Se vedo che è poco ci metto mezzo secchio d’acqua e una manciata di dadi per brodo e chi ha fame mangia,< gli avevo risposto sorridendo mentre mi accendevo una sigaretta.

>Al Comandante ho portato poco fa quattro uova con la pancetta e fagioli, e un litro di caffè, per ora quello è a posto, < -mi spiegò mentre a sua volta si versava un caffè - >hai un’idea di cosa voglia fare, stiamo andando nella direzione sbagliata, < mi chiese subito dopo averne bevuto un sorso.

>Non ne ho la minima idea, < - risposi – versandomi a mia volta un altro poco di caffè - >per quel che mi riguarda ora può andare dove vuole, solo che deve stare molto attento, oggi pomeriggio davanti a noi il mare finisce e inizia la terra ferma, sono proprio curioso di vedere dove cavolo vuole andare, in ogni caso in acque territoriali francesi la Guardia Costiera Francese vorrà venire a bordo a ispezionare la nave. Abbiamo 25 traverse spaccate, due tubi di sondaggio squarciati, in due punti lo scafo è stato danneggiato dai pontoni e ci vuole un rinforzo provvisorio, sta più che sicuro che in queste condizioni non ci lasceranno salpare,< gli spiegai.

>Vai a dormire,< questa sera saprò dirti qualche cosa di più preciso, gli suggerii vedendo che a momenti quasi si addormentava sul tavolo.

Mormorando un saluto Peter si alzo e andò a dormire, io mi accesi una ennesima sigaretta.

Verso mezzogiorno, dopo che avevo aggiunto dell’acqua e una manciata di dadi per brodo al minestrone, aver messo a scaldare i Würstel in una pentola, andai sul ponte.

 

Il vento e il mare stavano cambiando direzione, ora tendevano a venire da Nordest, e anche la loro forza stava visibilmente calando, da un sette ora era su un cinque , il cielo era chiaro e la burrasca si era allontanata verso est.



Si naviga verso Bilbao

Sul ponte sentii che il Comandante stava chiudendo una conversazione con la Stazione Radio di Scheweningen in Olanda, e lo informai sulla momentanea situazione nave.

>La ringrazio del suo aiuto e assistenza Chief, ho appena parlato con il Noleggiatore in Olanda, ora andiamo a Bilbao. <

Non disse altro e io non chiesi ulteriori spiegazioni, il mare era ormai quasi calmo e poco mosso, la nave e l’equipaggio non erano in pericolo, per quel che mi riguardava poteva andare dove voleva, anche magari all’inferno, in quest’ultimo caso, naturalmente da solo.

Il Comandante guardò di nuovo fuori, osservò il mare e la direzione del vento, poi spinse la leva di controllo del motore principale al 70% e cominciò lentamente a cambiare rotta verso occidente.

Prima di scendere dal ponte informai Martin che in cambusa il minestrone di piselli e i Wurstel erano pronti e me ne andai a mangiare a mia volta.

Prima di andare a pranzo, però andai in cabina, aprii tutti gli oblò, lasciai la porta aperta e la assicurai al gancio.

Diedi anche una lavatina veloce al pavimento e cambiai le lenzuola della mia cuccetta.

Solo allora mi resi conto del colera che regnava in cabina e nella nave tuta , e cosi, sempre seguito da Luwala feci il giro di tutti i ponti aprendo tutte le porte stagne per arieggiare tutto il casotto.

Spruzzai mezza nave con dello spray deodorante che sapeva di monti e prati in fiore, tanto che fece subito scappare Luwala in coperta, e ripromettendomi di mettere la roba sporca al più presto in lavatrice, finalmente andai a pranzo.

Il Comandante non venne in mensa, preferendo, non appena il suo ufficiale, alla mezza, ma con dieci minuti di ritardo, gli aveva dato il cambio, andarseno, dopo la sua stressante maratona sul ponte, diritto a dormire.

Sapevo però che Peter gli aveva portato delle uova con la pancetta per colazione e dei tramezzini verso le dieci del mattino.

L’uomo in un certo senso mi faceva pena, e in cuor mio sperai che mai un giorno nessuna nave o equipaggio venissero a trovarsi in situazioni di emergenza per colpa un eventuale caparbio senso di superiorità o infallibilità decisionale dovute sia alla forza dell’abitudine, sia all’ostinata testardaggine dell’età da parte mia.

All’ora di pranzo pure Gerd a Martin erano venuti in mensa, e affamati com’erano, in poco tempo si scodellarono tre piatti di minestrone e una manciata di wurstel a testa.

Sazi e pasciuti i Lords del Mare volevano andare subito a dormire, i turni di guardia erano stai tolti, la nave navigava sicura e senza rullio con i suoi due gradi di inclinazione sulla sinistra in acque relativamente tranquille e come al solito d’uso spesso nella moderna marina mercantile odierna, sul Ponte di Navigazione c’era solo un Ufficiale , e se a quello magari di notte veniva un colpo e tirava le cuoia, nessuno se ne accorgeva, se mai questo avveniva solo quando la nave si arenava da qualche parte o cozzava contro un'altra, come in alcuni casi era già successo, altrimenti nessuno se ne sarebbe accorto fino al prossimo turno di guardia.

Inch Allah.

>Cari colleghi, prima che andiate a nanna, ci sono ancora un paio di cose da fare, dobbiamo andare a prua e controllare che tutto sia in ordine, poi dobbiamo pompare fuori l’acqua dal cassonetto della catena delle ancore e ingrassare il verricello, < dissi loro mentre mi accendevo una sigaretta.

>Ma Chief per fare tutto questo ci vuole un pomeriggio intero,< protestò subito Martin che sperava di andare a dormire.

>Non necessariamente, se stiamo qua a discutere però di sicuro,< -risposi sorridendo- >domani sera saremo a Bilbao e come credo attraccheremo alla prima banchina a destra la dove ci sono montagne di rottame, la cassa delle batterie è Kaputt, cercate di organizzare delle lamiere cosi che ne possiamo costruire un'altra, ok?< dissi nel mucchio.

 

>Intendi dirci che dobbiamo andare a rubare ferro vecchio Chief?< Domando il giovane Martin incredulo.

>qui non si tratta di andare a rubare ferro vecchio ma di organizzare delle lamiere, < lo corresse Peter che da uomo navigato aveva subito capito cosa intendevo dire e che era con noi pure lui , visto che spinto dalla fame, era ritornato in mensa.

>Ci penso io Chief, vedrò anche se è possibile, con l’aiuto di una stecca di sigarette, farmele tagliare a misura,< - mi assicurò subito dopo - >ma dicci, perche andiamo a Bilbao?< Chiese poi

>La tua è una bella domanda alla quale non ho risposta, caro Peter, penso però che sia stato il Charter a chiederlo, forse vogliono far controllare la situazione da qualcuno, forse è l’assicurazione stessa che vuole visualizzare eventuali danni, le quattromila tonnellate di rotoli di lamiera che abbiamo nella stiva valgono diversi milioni di dollari e in casi del genere tutti gli addetti ai lavori vogliono avere le spalle al muro,< risposi.

>Comunque sia, noi siamo fuori pericolo e questo è l’importante, tutto il resto si accomoda,< conclusi alzandomi per uscire e andare a controllare i compartimenti di prua.

In processione indiana, camminando sui boccaporti, seguito da Luwala che mi trotterellava appresso ogni volta che andavo in coperta, e dagli altri due che mogi e consci del loro destino mi seguivano con il pragmatismo di chi e consapevole di non avere altra scelta, andai a prua per valutare la situazione.


La prima cosa che Luwala fece fu quella di farsi una cagatina vicino al verricello e dopo aver abbaiato a un paio di gabbiani che spinti dal vento veleggiavano tranquilli a pochi metri dalle nostre teste, si mise a guardarci incuriosita, sempre seguendomi al passo.

Fortunatamente il Nostromo sapeva il fatto suo e a prua trovammo tutto in ordine, nemmeno un bidone di vernice ammaccato o rotto.

Peter aveva imbracato tutto così bene che trovammo tutto in ordine e così, dopo aver pompato fuori l’acqua dai cassonetti delle catene delle ancore e aver ingrassato per bene tutti i punti di ingrassaggio del verricello salpancora, ritornammo a poppa.

Questa volta però, e Dio solo lo sa perché, quella scema non mi seguì sui pontoni che chiudevano i boccaporti, bensì preferì andarsene per conto suo sopravento e mare in operta.

Il primo spruzzo la investi a meta strada e poi un altro e un altro ancora, dapprima sorpresa, poi incazzata nera comincio ad abbaiare al mare e agli spruzzi che la bagnavano, infine quando ancora più spruzzi cominciarono a lavarle il muso, imbestialita li cominciò a mordere.

Sorpresi e divertiti da quel suo inedito debutto ci mettemmo tutti e tre a ridere, lei da parte sua per un momento ci guardo quasi seccata, poi con un balzo raggiunse la coperta sopraelevata di poppa, si scrollo di dosso l’acqua, e dopo aver abbaiato un ulteriore avvertimento al mare e agli spruzzi che bagnavano la coperta di carico a dritta, attese che la raggiungessimo, e ci seguì negli alloggi.


A bordo i ragazzi stremati fanno pulizia

 

>Adesso però possiamo andare a dormire non è vero Chief,< mi chiese Martin tutto speranzoso.

>Dipende Martin, cosa ne dici, ci vuole ancora un’ora per il caffè delle 15:oo, penso che potreste in uno slancio di volontà dare una pulitina alle scale non ti pare?< Chiesi sicuro che lo avrebbero fatto.

>Il capo ha rtagione Martin, diamoci da fare e in meno di venti minuti abbiamo pulito tutto,< disse Gerd e cosi mentre rientravo in Sala Macchina i due si misero all’opera per pulire e lavare le scale e i corridoi dei nostri alloggi.

I due ragazzi c’erano stati mandati a bordo da un’Associazione che si occupa di giovani con problemi di adattamento sociale.

Entrambi avevano in passato avuto guai con la legge per via di lesioni e problemi con la scuola ed erano considerati ragazzi difficili.

Il problema a mio avviso non erano certo loro, bensì l’ambiente in cui erano cresciuti, di Luwala avrei potuto farne una macchina per uccidere, come di loro si sarebbe potuto fare dei delinquenti.

Luwala a suo tempo aveva morso un ufficiale nel ditone, ma solo dopo che questi le aveva dato una pedata, e in questo, Gerd e Martin erano uguali a Luwala, bastava trattarli con rispetto e appellarsi al loro senso di responsabilità e loro si comportavano in modo normale e sicuramente più affidabile e sincero di certa cosiddetta gioventù bene.

Il peggio per ora era passato, la nave navigava verso Bilbao e io mi sentivo quasi svuotato, ero stanco, lo stress era svanito e l’adrenalina che per tutto questo tempo mi aveva tenuto in piedi e in azione, come d’incanto era svanita, mi sentivo veramente a pezzi.

In sala di controllo, dopo il solito giro d’ispezione della mia Mandria che sicura e tranquilla galoppava all’80% della potenza del gruppo elettrogeno in funzione, del resto dell’Impianto, e della Timoneria, riportai quindi i soliti dati nel mio Giornale di Bordo con i commenti del caso, non dimenticavo difatti che eravamo sì al sicuro, ma sempre ancora in stato di emergenza, e stavamo ripiegando veloci verso un porto di rifugio.

Anche quest’ultima menata di entrare a Bilbao quale porto di rifugio mi sfuggiva completamente, difatti avremmo certo potuto andare sotto costa, magari per un’ora o due alla fonda, finchè non avessimo sistemato tutto il caos nella stiva e messo i pontoni al sicuro nei loro siti, per proseguire poi il viaggio verso il Porto di Segundo in Spagna, dove avrei chiamato la Germanische Lloyd e i rappresentanti dell’’Assicurazione.

Quest’ultimo era un atto dovuto e doveroso da fare, sia per la sicurezza della nave stessa, indebolita dalle traverse, dai rinforzi e dalla traverse squarciate e lacerate dai pontoni, sia per evitare spese all’Armatore se non addirittura la perdita della Classificazione con tutte le annesse spese e perdite di ingaggi.




Chief tira le somme e il solco invisibile cresce: necessitano occhi aperti

Tirando le somme delle rimanenze a bordo, mi accorsi che avevamo combustibile per due intere settimane di navigazione a tutta forza il che mi dava un’autonomia di ancora quasi tre giorni di navigazione economica all’80%, solo questo era per me importante, anche se tutto questo spreco inutile di combustibile non mi andava a genio, non potevo farci niente, ed ero costretto ad attendere la futura evoluzione degli eventi.

Usci dal mio regno, fatto di tecnica e fatti concreti, scuotendo la testa e maledicendo tutti quei cretini sul ponte di navigazione che credono di essere dei padreterni solo perchè sanno vagamente distinguere la sinistra dalla destra,

Considerando poi tutte le collisioni in mare che quei disgraziati hanno causato, gli inquinamenti, le tante navi che grazie alla loro scempiaggine hanno distrutto e soprattutto alla tanta brava Gente di Mare che hanno praticamente ucciso in navgazione, io li avrei già sbattuti in galera tutti quanti.


I ragazzi avevano finito con le loro pulizie e stavano lì, seduti, tranquilli, bevendosi un caffè e fumando in silenzio.

Anche loro erano arrivati al loro limite e sicuramente cominciavano a rendersi conto del pericolo scampato.

>Filate via , fatevi una doccia e andate a riposare,< manco avevo finito la sentenza che quelli, tazza di caffè in mano, si alzarono e ci mancò poco, forse per paura che cambiassi idea, che non se la dessero a gambe, uscirono dalla mensa e sparirono in un baleno dietro l’angolo verso i loro alloggi.

Nella mensa finii di fumare la mia sigaretta, bevvi il resto del caffè, riportai la mia tazza in cambusa, e andai di sopra.

Finalmente potei farmi una lunga doccia distensiva, e mettermi a letto per un paio d’ore.

Luwala era sicuramente in coperta ad abbaiare i gabbiani e le onde, e così lascia la porta della mia cabina mezza aperta, attaccata al gancio, cosi che lei potesse entrare e uscire a piacere, difatti quando verso le otto di sera mi svegliai me la trovai addormentata sul sofà.


Il mare quella sera era calmo e liscio come l’olio, in una situazione di mare così avremmo potuto benissimo mettere i pontoni in posizione, e proseguire il viaggio, sarebbe stato il compito del Comandante dare le specifiche istruzioni e ordini del caso, e del 1° Ufficiale assieme ai due ragazzi di eseguire il lavoro, quello non era certo il mio compito, e pertanto mi guardai bene dall’andare sul Ponte dal Comandante e suggerirgli un’operazione del genere.

Pigra e lenta, anche Luwala mi aveva seguito in coperta, si stiracchiò le membra mugolando di piacere, si fece la sua pisciatina, si sfrego contro le mie gambe, poi mi guardò strizzandomi gli occhi e si avviò spedita giù per le scale dove sicuramente si sarebbe messa paziente e speranzosa davanti alla cambusa.

Come sempre verso quell’ora feci il mio solito giro di ispezione in Sala Macchine e dopo a essermi assicurato che tutto andava per il verso giusto, andai in cambusa, difatti mi ero reso conto che avevo veramente fame.

Trovai la mia cena nel forno, quella sera Peter ci aveva preparato delle patate fritte con le uova e la salsiccia, per Luwala trovai in frigo dello spezzatino,glielo misi nel ciottolo, le diedi pure da bere, lei bevve, mangiò, giro sui tacchi e se ne andò per i fatti suoi, io accendendomi prima il televisore, mi accinsi finalmente a cenare in pace.


Dalla TV spagnola sentii che l’Uragano aveva causato in Inghilterra una mezza dozzina di morti e causato ingenti danni, sradicando diversi alberi, scoperchiando e danneggiando diversi tetti di case,allagato diverse strade, il giorno dopo a Bilbao appresi che i Morti erano 12 e che il traffico sulla Manica era stato letteralmente paralizzato.

Quella sera non andai sul ponte di navigazione, quegli imbecilli non volevo nemmeno più vederli, già la loro presenza a bordo non mi andava più a genio, e cosi rimasi seduto in mensa a guardarmi la Tv e quando Luwala, dopo la sua ispezione in Coperta durata circa un’oretta , ritornò, andammo di nuovo a dormire.

L’indomani verso mezzodì eravamo attraccati nel Porto di Bilbao alla banchina del rottame, e da quel momento mi promisi di fare quello che già mi ero promesso di fare, vale a dire, di non impicciarmi di nulla e di attendere l’evoluzione degli eventi.


Dalla Coperta di Poppa notai che il Comandante e l’agente erano saliti su di una vettura e andati via e dato che non avevo ancora pranzato andai in mensa mangiare.

>Il Comandante ha dato ordine al primo ufficiale di rimettere i pontoni in posizione,< mi disse Peter non appena mi vide.

>Non lo fate, aprite i boccaporti ma non toccate i pontoni, prima voglio fare delle foto, e poi se non lo fa lui, chiamo l’Olanda e chiedo loro di mandare la Germanische Lloyd a Bordo, se non lo fanno, allora chiamo la Capitaneria di Porto e poi guarda il casino che pianto io, non permetterò loro né di rovinarmi la nave né tanto meno di danneggiare l’Armatore, non toccate quei pontoni, questo è un caso Assicurativo e ci sono pure dei rotoli di Lamiera danneggiata, probabilmente quel vecchio imbecille è andato con l’agente da un Notaio a dichiarare una “Seaprotest” ovvero a denunciare i danni al Carico e alla Nave come dovuti a cause di forza maggiore.< spiegai loro. Quando poi il Comandante ritorna a Bordo sentirò che cosa ha da dire. < risposi mentre mangiavo.

Eravamo poco più tardi seduti in coperta a fumarci una sigaretta quando vedemmo l’agente ritornare a bordo con il Comandante che si ritirò sul ponte mentre l’Agente mi pregò di andare con lui perche qualcuno in Olanda mi voleva parlare.

>Stando a quello che ci racconta il Comandante, nella stiva solo un paio di pontoni avevano rotto le loro imbracature e nella stiva non ci sarebbero danni di rilievo, qual è la sua versione Chief?< Mi chiese una voce nell’orecchio non appena telefonai.

In stile telegrafico e puramente tecnico spiegai alla voce che se il Comandante riteneva che 12 pontoni a briglia sciolta nella stiva durante un Uragano siano un gioco da ragazzini, vada per il gioco, il fatto però era che accusavo 25 traverse dilaniate, due tubi di sondaggio spezzati e un paio di tagli e incavature profonde oltre 5 mm sullo scafo della nave, un paio di rotoli di lamiera danneggiati, questo per me non erano danni irrilevanti, bensì un massiccio indebolimento delle strutture della nave. Pertanto chiesi subito un Ispezione da parte della Società di Classificazione e un Ispettore dell’assicurazione per determinare i danni.

In poche parole lo misi al corrente della situazione e del come e del perché ci eravamo cascati dentro, gli spiegai anche che c’era mancato poco che non avessi fatti rinchiudere il Comandante nella sua cabina e assunto in emergenza il Comando di tutta la Nave.

Dalla mia parte del filo si poteva letteralmente percepire come il mio interlocutore in Olanda si stava sbiancando in faccia.

Lo sentii imprecare in Olandese e altre persone che parlavano concise e veloci tra loro.

Infine mi chiese perché mai eravamo entrati nel Porto di Bilbao e perché non eravamo andati da qualche parte alla fonda e sistemato i pontoni nei loro siti per continuare il viaggio fino a destinazione.

Quello si senti rispondere che il Comandante mi aveva informato solo che andava a Bilbao perchè glielo aveva ordinato il noleggiatore.

Lo sentii imprecare ancora, poi mi pregò di attendere un momento al telefono e subito dopo mie orecchie comincio a suonare una musichetta distensiva e allegra.

La voce riprese a parlare manco un minuto dopo.

>OK Chief, attenda per favore un paio di minuti, giusto il tempo che mi ci vuole per mandare una Telex con nuove istruzioni per il Comandante e il nostro agente. Noi ora informeremo la Germanische Lloyd e l’Assicurazione, ci sarà pure un’investigazione della Capitaneria di Porto di Bilbao, è la prassi che in questi casi lo richiede, non noi, pensa che sia il caso di sostituire il Comandante e il 1° Ufficiale?< mi chiese alla fine, lascandomi libera scelta.

Avrei dovuto dire di sì, se solo avessi saputo che per colpa di quel vecchio imbecille e del suo degno sostituto, manco dieci giorni dopo, e questa volta nel Mare Nostrum, ci saremmo trovati di nuovo in una pericolosa situazione di emergenza nave, certo che avrei chiesto la loro sostituzione, ma non lo sapevo, e pertanto, credendo che il peggio fosse passato declinai la proposta, così ci salutammo e la conversazione finì.

Pochi minuti dopo dall’Olanda arrivò una Telex per il Comandante dove gli veniva imposto di andare immediatamente da un notaio e di dichiarare i danni alla Nave come danni di forza maggiore e di richiamare in Olanda subito dopo, così ritornai a Bordo, l’Agente andò dal Comandante e io in mensa a bermi un caffè dove i ragazzi e Peter si erano trincerati aspettando novità.

>Resteremo qui per circa due giorni o tre giorni, questo incluso, domani verranno a bordo un Ispettore della Germanische Lloyd uno dell’Assicurazione, della Capitaneria di Porto e gente di qualche Cantiere di riparazione. Domani, dopo la loro ispezione, cominciate a mettere i pontoni in posizione e a ripulire tutto quel casino là sotto, perchè subito dopo inizieranno a riparare i danni e speriamo che lavorino spediti, cosi che ce ne possiamo andare alla svelta,< -spiegai loro- >in quanto a voi tre questa sera vi invito a cena al Club dei pescatori di Bilbao dove si mangia un buon pesce, e che quei due si arrangino,< dissi, invitandoli a cena come ringraziamento per il valido aiuto datomi negli ultimi giorni.

E cosi successe: l’indomani mattina arrivarono a bordo tutta una sfilza di esperti in divisa e in civile, uno in tuta di lavoro, quello era del cantiere.

L’ispettore della Germanische Lloyd si mise all’opera per primo, senza dire una parola non appena si rese conto della situazione, dalla sua borsa estrasse una bomboletta spray e cominciò veloce e sicuro a segnare tutte le traverse che dovevano, secondo il suo unico insindacabile giudizio, venir cambiate.

Dal canto mio presi dalla mia tuta un disegno di costruzione della Nave che mi ero portato appresso e gli indicai il numero delle varie traverse, e lui ringraziandomi, ci scrisse pure quello.

Gli esperti scattarono tutte le foto del caso, e fotografarono le traverse una ad una. Poi il tutto da prua e da poppa, e viceversa, e contammo le traverse da riparare, ne contammo ventinove e tre pezzi di tubi di sondaggio da sostituire, nonché quattro pezze provvisorie da saldare internamente sullo scafo, tre a dritta e una a manca.

Alla fine uscimmo dalla stiva per andare sul ponte di navigazione seguiti da un Comandante completamente disorientato e confuso.

Prima però passai dalla mia cabina e presi il brogliaccio, ovvero il mio Giornale di Bordo della Domenica, quello della bella calligrafia, e non quello con le correzioni e le impronta delle dita sporche di olio nero.

Sapevo che gli esperti me lo avrebbero richiesto e per risparmiarmi un'altra volta le scale, me lo portai subito appresso.

In casi del genere, quando tutto è stabilito e le modalità di intervento sono delineate, se si fanno le varie fotocopie delle pagine dei Giornali di Bordo sia Tecnico sia Nautico, praticamente il tutto, a riparazione avvenuta, finisce li.

Difatti il rappresentante del Cantiere di Riparazioni se ne andò subito via a organizzare una squadra di lavoro che sarebbe venuta in poche ore a iniziare i lavori, ma, dato che l’Assicurazione non intendeva pagare ore straordinarie, mi disse che i lavori sarebbero terminati solo l’indomani verso sera.


Si parla tra gente di mare e spunta la Motonave El Castillo...

In questi casi c’è sempre uno spiraglio per una conversazione marinaresca, e quando uno degli Ufficiali della Capitaneria di Porto mi disse che le migliori navi erano quelle Spagnole, non potei fare a meno di chiedergli se questo valeva anche per la Motonave El Castillo.


Ammutolirono tutti, sentendo il nome “El Castillo”, mi sembrò che a tutti fosse venuto un colpo, stavano li, seduti a bocca aperta e mi guardavano increduli, con il Comandante ora completamente fuori bussola che si guardava in giro ancora più spaesato di prima che non capiva più niente.

>Ma che cosa dice Chief, l’El Castillo e stata rottamata a Cabo Verde già cinque anni fa,< disse uno dei signori in divisa.

In poche parole gli spiegai che l’El Castillo si trovava nel Porto di Sousa a Creta e che un Ispettore locale della Lloyd’s Register of Shipping nel Cantieri di demolizione a Capo Verde aveva Certificato la Nave idonea alla navigazione per i prossimi quattro anni, circa un anno prima.

Le mie spiegazioni non finirono li, con voce tagliente spiegai ai Signori Rappresentanti Marittimi di questo e di quello, che l’El Castillo già dieci anni prima avrebbe dovuto essere stata tolta dalla navigazione e che ora era in Grecia tenuta insieme dalla ruggine e a galla dalla mano di Dio.

Bastò questo per fare terminare tutte le conversazioni, in fretta e furia quelli fecero fagotto e, salutando se ne andarono, per ultimo se ne andò il Rappresentante della Germanische Lloyd che salutandomi mi disse che sarebbe ritornato a bordo per certificare le riparazioni non appena lo avessero chiamato e mi pregò di terne un occhio sui lavori.

Rimanemmo tre giorni a Bilbao, nel frattempo Peter, con una bottiglia di Rum e una stecca di sigarette si era organizzato le lamiere che ci servivano per costruire una nuova cassa per le batterie del nostro trasmettitore di Emergenza e io aveva eseguito diversi lavori di manutenzione controllo nei mie Macchinari.

Potemmo salpare solo il quarto giorno appunto perché dovemmo aspettare di nuovo il Rappresentate della nostra Società di Classificazione, quello venne a bordo, controllò le riparazioni con un piccolo timbro rotondo sui nostri Certificati, e ci diede il permesso di salpare, annotando però che le pezze messe sullo scafo erano solo provvisorie e da sostituire con una riparazione definitiva durante la prossima revisione della scafo.

Verso mezzogiorno uscimmo dal Porto di Bilbao e mentre la mia nave finalmente riprendeva la sua rotta, pensai alla El Castillo che sicuramente si trovava ancora ormeggiata presso la banchina della Marina Militare nel Porto di Sousa Creta e mi chiese dove diavolo ci avrebbe portato il tutto se nella moderna Marina Mercantile a volte la vita di un intero equipaggio valeva ancor meno che una manciata di dollari.


 



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  Commenti (1)
1. In Mare non esiste Domenica.
Scritto da Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo website, il 18-08-2011 17:55
Salve Marista 
Ti ricordi del post del 23-12.89 la dove descrivo il Natale trascorso a Plymouth a Bordo della "Condor"mentre tutti i ragazzi erano a Casa per le Feste natalizie e rimasia Bordo con un nuovo Nostromo d'avvicendamento? Quella che quella Sera ci fregò l'anatra al forno fu proprio quella disgraziata di Luwala. 
Ciao.

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