Marista: la Sardegna...non tutto il miele è finito |
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Scritto da Marista Urru | ||||||||
venerdì 11 settembre 2009 | ||||||||
![]() Pane e ricordi di un mondo contadino mai conosciuto se non nei racconti delle nonne o nei racconti di mio padre, sardo doc emigrato in continente e legato alla terra natia che mi descriveva ricca di uomini e donne di saggezza e sapere millenario. Amava raccontare mio padre, e districava sapientemente i suoi ricordi di contadini, pescatori, pastori, percepiti come esseri misteriosi che portano in se il peso di tradizioni lontane, ed è come possedessero una ossatura in più, come, " una ossatura supplementare capisci, ( si infervorava quasi nel racconto) che se gliela togli, son finiti.." Io non capivo bene, ma in cuore sentivo che era così. E' vero, c'è nei sardi, in ognuno di essi, qualcosa di insondabile che l'uomo, la donna del continente non hanno, come un di più, una forza arcaica e magica, la stessa che cogli quando ti avvicini con la nave alle coste dell'isola: ti arriva il profumo dei lentischi , dei mirti, dei pini.. e sei fuori del tempo a te noto; anche se è la prima volta che ti accosti a questo mondo, senti che questo posto meraviglioso tu lo conosci da sempre, era in te e solo ora che lo vedi ne riaffiora il ricordo. Scrive Carlo Levi * "Qui nell'isola dei Sardi, ogni andare è un ritornare", ed io che credevo che questo sentimento facesse parte del mio essere grazie ai racconti "innamorati" di mio padre.. poi scopro che la medesima impressione la può avere anche chi sardo non è neanche a metà, ma che anche questo fa parte della magia di questa terra di pastori di contadini, pescatori , della loro storia di popolo privato delle antiche certezze e abbandonato a se stesso, ed intuisci che nonostante i cambiamenti indotti, quasi ottusamente pretesi, loro dentro son gli stessi di sempre, io credo che siano come in silenziosa attesa di riprendere il filo di un cammino artificiosamente interrotto che è difficilissimo riprendere, ma i Sardi son forti. Tutto il miele è finito, è il titolo dell'opera di Levi, riprendendo il senso di un attittu , canto funebre per un figlio morto: nella casa in cui è morto il figlio, il meglio della casa stessa, è finito il miele, la cosa più preziosa. Il miele degli uccelli Ora è tutto finito Scorreva dalla cera La tua vena di miele Ora più non ce l'hai Ora è finito tutto. E con questo triste canto termina il libro di Carlo Levi che narra di un suo viaggio nella Sardegna del dopo guerra abbandonata ai suoi problemi e privata, da progetti di sviluppo calati dall'alto dal Continente che non tenevano in nessun conto le realtà del luogo, di ogni possibilità di autonomo sviluppo, di crescita e rinnovamento dal basso come invece sarebbe stato naturale; a ben vedere niente di diverso da quello che accade ancora ai nostri giorni e non solo in Sardegna. Ma in realtà il sono certa che in questa terra magica, non tutto il miele è finito, uomini e donne di Sardegna sono davvero indomiti guerrieri, aveva ragione mille volte mio padre, essi hanno davvero una nascosta ossatura supplementare, e la indovini nel lampo degli occhi, nel portamento, nei silenzi pensosi.. quindi finchè ci saranno loro, i Sardi, non tutto il miele sarà finito, "la casa" conserva la vena del miele prezioso, il suo popolo , e il suo futuro è a portata di mano, più di quello che appaia * Carlo Levi Tutto il miele è finito 1964 Einaudi editore
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